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Ricorso inammissibile per provocazione sproporzionata

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per percosse e minaccia. Il ricorso, basato sulla circostanza attenuante della provocazione, è stato respinto per la manifesta sproporzione tra il presunto fatto ingiusto altrui e la reazione violenta dell’imputato. Inoltre, la Corte ha ribadito che le sentenze del Giudice di Pace possono essere impugnate in Cassazione solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Provocazione Non Giustifica la Reazione Violenta

La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti dell’attenuante della provocazione e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. Il caso analizzato si conclude con la dichiarazione di ricorso inammissibile, sottolineando un principio fondamentale: una reazione violenta e sproporzionata non può essere giustificata da un presunto fatto ingiusto subito. Questa decisione ribadisce la necessità di un nesso causale e di proporzionalità tra l’azione provocatoria e la conseguente condotta illecita.

I Fatti del Caso: Dall’Aggressione al Ricorso in Cassazione

Un individuo, dopo essere stato condannato in primo grado dal Giudice di Pace per percosse (art. 581 c.p.) e minaccia (art. 612 c.p.), vedeva confermata la sua condanna anche dal Tribunale in funzione di giudice d’appello. La vicenda traeva origine da un’aggressione fisica ai danni di un’altra persona. L’imputato decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la mancata applicazione della circostanza attenuante della provocazione, prevista dall’art. 62 n. 2 del codice penale.

I Motivi del Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per una serie di ragioni precise e tecnicamente fondate. L’analisi dei giudici si è concentrata su due aspetti cruciali: la genericità del motivo di ricorso e l’insussistenza dei presupposti per l’applicazione della provocazione.

La Genericità del Motivo d’Appello

In primo luogo, il ricorso è stato ritenuto generico. Secondo la Corte, l’imputato non ha indicato in modo specifico gli elementi a sostegno della sua tesi, limitandosi a contestare la valutazione del giudice di merito senza fornire argomenti concreti. La legge processuale (art. 581, comma 1, lett. c, c.p.p.) richiede che i motivi di impugnazione siano specifici, per consentire al giudice di comprendere esattamente quali punti della decisione vengono contestati. Un motivo generico, che non si confronta con la motivazione della sentenza impugnata, rende il ricorso inammissibile.

L’Insussistenza della Provocazione per Sproporzione

Nel merito, la Corte ha escluso che nel caso di specie potesse essere applicata l’attenuante della provocazione. Dalle prove raccolte, in particolare dalle immagini video e dalle testimonianze, era emerso chiaramente che la condotta dell’imputato era stata una vera e propria aggressione. La persona offesa, al momento di essere colpita, non stava compiendo alcuna azione aggressiva che potesse legittimare una reazione. I giudici hanno sottolineato che l’attenuante della provocazione non è configurabile quando esiste un’evidente sproporzione tra il fatto ingiusto altrui e il reato commesso. Tale sproporzione interrompe il nesso causale tra la presunta provocazione e lo stato d’ira, rendendo la reazione una scelta autonoma e non una conseguenza diretta dell’offesa.

Limiti al Ricorso per le Sentenze del Giudice di Pace

Un ulteriore e decisivo punto evidenziato dalla Corte riguarda i limiti del ricorso in Cassazione avverso le sentenze d’appello emesse per reati di competenza del Giudice di Pace. In questi casi specifici, il ricorso è ammesso solo per ‘violazione di legge’ e non per ‘vizio di motivazione’. L’imputato, lamentando una errata valutazione delle prove sulla provocazione, stava di fatto criticando il ragionamento del giudice (vizio di motivazione), un tipo di censura non permessa in questa sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità evidenziando la duplice carenza del ricorso. Da un lato, la genericità del motivo non permetteva un esame nel merito. Dall’altro, e in via assorbente, la natura stessa della censura (vizio di motivazione) era preclusa dalla legge per questa tipologia di sentenze. La Corte ha inoltre rafforzato il principio secondo cui l’attenuante della provocazione richiede un rapporto di proporzionalità tra l’azione che ha scatenato l’ira e la reazione illecita. L’assenza di tale proporzionalità, come accertato nel caso di specie, esclude a priori l’applicabilità dell’attenuante.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi specifici e pertinenti, evitando censure generiche. In secondo luogo, ribadisce che la reazione ad un presunto torto deve essere proporzionata, altrimenti si configura un nuovo e autonomo illecito non scusabile. Infine, cristallizza i limiti del sindacato di legittimità sulle sentenze del Giudice di Pace, confermando che la valutazione dei fatti e la logicità della motivazione non possono essere messe in discussione davanti alla Cassazione, se non nei ristretti limiti della violazione di legge. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sigilla l’esito negativo del suo tentativo di impugnazione.

Quando la provocazione può essere considerata una circostanza attenuante?
La circostanza attenuante della provocazione non è applicabile quando esiste un’evidente sproporzione tra il fatto ingiusto altrui e il reato commesso in reazione, poiché tale sproporzione esclude il nesso causale tra l’offesa e lo stato d’ira.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: era generico, non specificando gli elementi a sostegno della censura, e denunciava un vizio di motivazione, motivo non consentito dalla legge per impugnare in Cassazione le sentenze d’appello relative a reati di competenza del Giudice di Pace.

Quali sono i limiti per ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa in appello per un reato di competenza del Giudice di Pace?
Avverso le sentenze di appello pronunciate per reati di competenza del Giudice di Pace, il ricorso per Cassazione può essere proposto esclusivamente per ‘violazione di legge’ e non per ‘vizio di motivazione’, cioè per contestare la logicità o completezza del ragionamento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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