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Ricorso inammissibile per pena minima: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto in abitazione. Il motivo è che la doglianza sulla pena è manifestamente infondata, poiché la sanzione inflitta corrispondeva già al minimo edittale previsto dalla legge, rendendo l’impugnazione generica e priva di fondamento.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Pena Minima Blocca l’Appello

Quando un imputato viene condannato, una delle principali ragioni di appello riguarda la presunta eccessività della pena. Ma cosa succede se la sanzione applicata è già la più bassa possibile secondo la legge? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce perché, in questi casi, il ricorso inammissibile è una conseguenza quasi certa, con ulteriori costi per il condannato.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per concorso in furto aggravato in abitazione. La Corte d’Appello di Brescia, pur confermando la responsabilità penale, aveva parzialmente riformato la prima sentenza, escludendo una circostanza aggravante.

Nonostante ciò, la difesa ha deciso di presentare ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge nella determinazione del trattamento sanzionatorio. In sostanza, si contestava la quantificazione della pena inflitta, ritenuta non congrua.

La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12831/2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della vicenda, ma si ferma a un controllo preliminare sulla validità stessa dell’impugnazione. La conseguenza diretta per la ricorrente è stata la condanna al pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma di 3.000,00 Euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, il motivo del ricorso è stato giudicato “eminentemente generico”. La difesa, infatti, non si era confrontata adeguatamente con le argomentazioni della Corte d’Appello, limitandosi a una critica astratta della pena. In un ricorso per cassazione, non è sufficiente lamentarsi genericamente; è necessario indicare con precisione dove e perché il giudice di merito avrebbe sbagliato ad applicare la legge.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, i giudici hanno rilevato un dato oggettivo e insuperabile: la pena inflitta (un anno di reclusione e 310 euro di multa) corrispondeva esattamente al minimo edittale previsto dall’art. 624 bis c.p. (furto in abitazione) al momento dei fatti. Se la legge stabilisce una soglia minima e il giudice applica proprio quella, non può esserci violazione di legge per eccessività della sanzione. È logicamente impossibile infliggere una pena più lieve senza violare la norma stessa.

Di fronte a questa constatazione, ogni doglianza sulla quantificazione della pena diventa manifestamente infondata e, di conseguenza, il ricorso inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione importante: prima di impugnare una sentenza di condanna criticando la pena, è fondamentale verificare se questa sia superiore al minimo edittale. Se la sanzione applicata è già la più bassa consentita dalla legge per quel reato, un ricorso basato su tale motivo è destinato al fallimento. Non solo non produrrà alcun beneficio per il condannato, ma comporterà anche un ulteriore esborso economico per le spese processuali e la sanzione pecuniaria per l’inammissibilità. La strategia difensiva deve sempre partire da un’analisi realistica e tecnicamente fondata dei margini di manovra concessi dalla legge.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era manifestamente infondato. La critica alla pena era generica e, soprattutto, la sanzione già corrispondeva al minimo previsto dalla legge, rendendo impossibile una sua ulteriore riduzione.

Cosa significa che la pena corrisponde al ‘minimo edittale’?
Significa che il giudice ha applicato la sanzione più bassa consentita dalla norma penale che punisce quel specifico reato (in questo caso, l’art. 624 bis c.p.). La legge fissa una cornice di pena con un minimo e un massimo, e il giudice non può scendere al di sotto di tale soglia minima.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 Euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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