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Ricorso inammissibile per narcotraffico: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un soggetto condannato per la detenzione di 22 kg di cocaina. L’ordinanza conferma la decisione di merito, sottolineando la mancanza di elementi validi nel ricorso, il contegno meramente difensivo dell’imputato e la correttezza della valutazione sull’aggravante del quantitativo ingente. La declaratoria di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Traffico di Droga: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione

Quando un ricorso in appello o in Cassazione viene respinto, è fondamentale capire il perché. Una delle ragioni più nette è la declaratoria di ricorso inammissibile, un esito che non solo conferma la condanna precedente ma comporta anche conseguenze economiche per chi ha presentato l’impugnazione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica nel contesto di un grave reato di narcotraffico, evidenziando i criteri che i giudici utilizzano per valutare la validità di un ricorso.

I Fatti del Caso: Detenzione di un Ingente Quantitativo di Stupefacenti

Il caso trae origine da una condanna per la detenzione di un quantitativo eccezionale di sostanza stupefacente: ben 22,150 chilogrammi di cocaina, suddivisi in 20 panetti. Da tale quantità, secondo le analisi, sarebbero state ricavabili circa 99.000 dosi singole medie.

L’imputato, nel corso del processo, aveva tentato di giustificare la propria condotta adducendo difficoltà economiche. Tuttavia, i giudici di merito avevano respinto questa tesi, evidenziando non solo lo stato economico dell’intero nucleo familiare ma anche una serie di elementi che deponevano contro l’imputato stesso.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, investita del caso, ha concluso per la totale inammissibilità del ricorso. Questa decisione si fonda su una valutazione critica non dei fatti (che non possono essere riesaminati in sede di legittimità), ma della struttura e della sostanza dei motivi di ricorso presentati dalla difesa.

La Valutazione degli Elementi a Discolpa

I giudici hanno osservato che il contegno processuale dell’imputato era stato puramente difensivo, senza alcun contributo volto, ad esempio, all’individuazione dei complici. Le sue dichiarazioni sono state ritenute prive di elementi positivi e non credibili. La giustificazione basata sulle difficoltà economiche è stata smontata analizzando la situazione patrimoniale dell’intera famiglia, dimostrando come la scelta criminale non fosse una conseguenza inevitabile.

L’Aggravante del Quantitativo Ingente nel Ricorso Inammissibile

La Corte ha confermato la correttezza dell’applicazione della circostanza aggravante prevista dall’art. 80, comma 2, del d.P.R. 309/1990. Questa aggravante si applica quando la quantità di droga è così ingente da creare un pericolo per la salute pubblica di vasta portata. Il numero di dosi ricavabili (99.000) è stato considerato un parametro oggettivo e inconfutabile per giustificare l’aumento di pena.

Le Motivazioni della Declaratoria di Inammissibilità

La Corte ha ritenuto che il ricorso non presentasse argomenti giuridici validi in grado di contestare la logica e la coerenza della sentenza impugnata. Piuttosto, si limitava a riproporre una diversa lettura dei fatti, tentativo che non è ammesso in sede di Cassazione. L’assenza di elementi positivi, la natura non occasionale della condotta, e l’inserimento del soggetto in ambienti dediti al narcotraffico sono stati elementi chiave. Poiché l’inammissibilità è stata considerata ascrivibile a colpa del ricorrente, in base all’art. 616 del codice di procedura penale, ne sono derivate specifiche conseguenze.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

La declaratoria di ricorso inammissibile non è una semplice sconfitta processuale. Essa comporta due conseguenze dirette per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali, ovvero i costi sostenuti dallo Stato per il procedimento.
2. Il versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata equitativamente in 3.000 euro.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio per rivalutare i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge. La presentazione di un ricorso privo di fondati motivi giuridici non solo è destinata al fallimento, ma espone il condannato a ulteriori oneri economici.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non contestavano vizi di legittimità della sentenza impugnata, ma si limitavano a proporre una diversa valutazione dei fatti. Inoltre, le argomentazioni della difesa, come le difficoltà economiche, erano già state adeguatamente confutate dai giudici di merito.

Le difficoltà economiche possono giustificare il traffico di un ingente quantitativo di droga?
No, secondo questa ordinanza. I giudici hanno ritenuto che le difficoltà economiche, peraltro valutate considerando l’intero nucleo familiare, non potessero giustificare una condotta criminale di tale gravità, evidenziando la non occasionalità del comportamento e l’inserimento dell’imputato in ambienti dediti al narcotraffico.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile per colpa?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo è condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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