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Ricorso inammissibile per motivi ripetitivi in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico di sostanze stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi presentati, che si limitavano a riproporre le stesse questioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. Questo caso evidenzia come un ricorso inammissibile non possa superare il vaglio di legittimità se non articola censure nuove e pertinenti contro la logica della decisione di secondo grado.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione conferma la condanna per droga

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, affronta un caso di traffico di stupefacenti, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. La decisione sottolinea un principio fondamentale: non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello per ottenere una revisione del giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di una contestazione generica, che non si confronta specificamente con la logica della sentenza impugnata. Questo pronunciamento ribadisce la necessità di una difesa tecnica precisa e mirata, specialmente nel grado più alto della giurisdizione penale.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di un imputato, ritenuto colpevole del reato di illecita detenzione, trasporto e cessione di un ingente quantitativo di cocaina, in concorso con altre persone. La pena inflitta era di 6 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a una multa di 27.000 euro e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Le indagini si erano basate su intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e, in modo determinante, sulle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia. Secondo la ricostruzione accolta dai giudici di merito, un fornitore aveva ceduto un chilogrammo di cocaina a un primo acquirente, il quale a sua volta ne aveva distribuito una parte all’imputato e a un altro complice per la rivendita sul mercato. L’imputato non aveva poi restituito l’intera somma dovuta, innescando le attività di recupero del credito da parte dei collaboratori, su incarico del fornitore principale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Vizio di motivazione e travisamento della prova: Si contestava la valutazione delle prove da parte della Corte d’Appello. Secondo il ricorrente, i giudici avevano erroneamente interpretato le intercettazioni e le dichiarazioni dei collaboratori, attribuendogli un ruolo nel traffico di droga che non era stato provato ‘oltre ogni ragionevole dubbio’. La difesa sosteneva che le conversazioni si riferissero a un debito di natura diversa e che l’identificazione dell’imputato fosse incerta.
2. Erronea applicazione della circostanza aggravante: Il secondo motivo riguardava l’applicazione dell’aggravante del concorso di tre o più persone (art. 73, comma 6, d.P.R. 309/90). La tesi difensiva era che i collaboratori di giustizia non avessero partecipato al traffico, essendo intervenuti solo in una fase successiva per il recupero del credito. Pertanto, non si sarebbe raggiunto il numero minimo di concorrenti richiesto dalla norma per l’applicazione dell’aggravante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi infondati e, in parte, non consentiti in sede di legittimità. Le argomentazioni della Corte si sono sviluppate lungo tre direttrici principali.

La genericità del ricorso inammissibile

Il primo e fondamentale motivo di inammissibilità risiede nella natura del ricorso. I giudici hanno evidenziato come l’imputato si sia limitato a riproporre le medesime questioni già discusse e rigettate dalla Corte d’Appello. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata, non una semplice riedizione delle doglianze precedenti. La mancanza di un confronto critico con il ragionamento del giudice d’appello rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

Il travisamento della prova e la ‘doppia conforme’

La Corte ha respinto anche la censura relativa al travisamento della prova. Ha chiarito che, in presenza di una ‘doppia conforme’ (due sentenze di merito che giungono alla stessa conclusione), il vizio di travisamento può essere eccepito solo a condizioni molto stringenti, che nel caso di specie non erano state rispettate. La difesa, in realtà, non ha dimostrato un errore palese nella lettura della prova, ma ha proposto una propria interpretazione alternativa delle risultanze processuali. Tale operazione, che implica una nuova valutazione del merito, è preclusa al giudice di legittimità. La Corte ha inoltre confermato la piena valenza probatoria delle intercettazioni, anche senza elementi di corroborazione esterni, e la logicità con cui i giudici di merito avevano identificato l’imputato sulla base di plurimi e concordanti elementi.

La valutazione della circostanza aggravante

Infine, la Cassazione ha giudicato manifestamente infondato il motivo sull’aggravante. Ha ribadito il principio consolidato secondo cui, per la configurabilità del concorso di tre o più persone, è sufficiente che la pluralità di soggetti sia riferibile a una sola delle condotte previste dalla norma (offerta, acquisto, detenzione, ecc.), a prescindere dal ruolo specifico di ciascuno. Nel caso in esame, i giudici di merito avevano correttamente identificato almeno quattro persone coinvolte nell’operazione di spaccio (il fornitore, l’acquirente iniziale e i due rivenditori finali, tra cui l’imputato), integrando così pienamente i requisiti dell’aggravante contestata.

Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza i paletti procedurali del giudizio di cassazione. Un ricorso inammissibile è l’esito quasi certo di un atto che non si confronta analiticamente con la sentenza di secondo grado, ma si limita a riproporre le stesse argomentazioni. Per gli operatori del diritto, questa decisione è un monito sull’importanza di formulare censure specifiche, che attacchino la coerenza logica e la corretta applicazione della legge da parte del giudice d’appello, piuttosto che tentare una terza valutazione del materiale probatorio. La Corte ha inoltre consolidato l’orientamento sulla piena utilizzabilità delle intercettazioni e sui criteri per l’applicazione dell’aggravante del concorso di persone nel traffico di droga, fornendo coordinate chiare per la gestione di casi analoghi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché è stato ritenuto generico, in quanto si limitava a riproporre le stesse questioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Qual è il principio per l’applicazione dell’aggravante del concorso di tre o più persone nel reato di spaccio?
È necessario che la pluralità dei soggetti sia riferibile ad almeno una delle condotte previste dalla legge (come offerta, acquisto, detenzione), indipendentemente dal ruolo specifico ricoperto da ciascun concorrente nell’operazione complessiva.

Le conversazioni intercettate hanno piena valenza probatoria?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che le dichiarazioni carpite nel corso di attività di intercettazione regolarmente autorizzata hanno piena valenza probatoria e non necessitano di ulteriori elementi di corroborazione ai sensi dell’art. 192, comma 3, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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