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Ricorso inammissibile per motivi generici: l’analisi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 387-bis c.p. (violazione dei provvedimenti di allontanamento). La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso generici e meramente riproduttivi di censure già esaminate, non confrontandosi con le argomentazioni della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: La Cassazione ribadisce i requisiti di specificità

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso una sentenza di condanna. È necessario formulare critiche precise, dettagliate e pertinenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ancora una volta le conseguenze di un’impugnazione carente di specificità, dichiarando il ricorso inammissibile e condannando il ricorrente a sanzioni economiche. Questo principio è fondamentale per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e per assicurare che il giudizio di legittimità si concentri sulle reali violazioni di legge.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 387-bis del codice penale, ovvero la violazione di un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza. Il primo contestava l’affermazione della sua responsabilità penale, mentre il secondo criticava il trattamento sanzionatorio, lamentando la mancata concessione delle attenuanti generiche, l’eccessiva severità della pena e la negata sostituzione della detenzione con una sanzione pecuniaria.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con una sintetica ma incisiva ordinanza, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, constatando un vizio insanabile nell’impostazione stessa dell’atto di impugnazione. Di conseguenza, la condanna inflitta dalla Corte d’Appello è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su una valutazione di manifesta infondatezza e genericità dei motivi proposti. Vediamo nel dettaglio le ragioni.

Genericità sulla Responsabilità Penale

Per quanto riguarda il primo motivo, la Cassazione ha osservato che le argomentazioni del ricorrente erano semplici “enunciazioni riproduttive” di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. In altre parole, l’imputato si è limitato a ripetere le stesse difese senza confrontarsi specificamente con l’apparato argomentativo logico e puntuale utilizzato dai giudici di secondo grado per confermare la sua colpevolezza. Un ricorso in Cassazione, invece, deve “demolire” punto per punto il ragionamento della sentenza impugnata, non ignorarlo.

Carenza di Specificità sul Trattamento Sanzionatorio

Anche il secondo motivo, relativo alla pena, è stato giudicato generico e privo di specificità. Il ricorrente si è lamentato della severità della sanzione e della mancata applicazione di benefici, ma non ha contestato le argomentazioni “corrette e non illogiche” con cui il giudice di merito aveva giustificato le proprie scelte. Quando un giudice motiva adeguatamente le ragioni per cui, ad esempio, non concede le attenuanti generiche, l’appellante ha l’onere di dimostrare l’illogicità di tale motivazione, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: un ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma comporta anche conseguenze economiche significative. La decisione sottolinea che il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito dove ridiscutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Pertanto, ogni motivo di ricorso deve essere autosufficiente, specifico e deve instaurare un dialogo critico con la sentenza impugnata, evidenziandone con precisione i vizi. In assenza di tali requisiti, l’esito non può che essere una declaratoria di inammissibilità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, si limitavano a ripetere censure già esaminate nel precedente grado di giudizio e non si confrontavano specificamente con le argomentazioni logiche e puntuali della sentenza della Corte d’Appello.

Quali erano i principali argomenti del ricorrente?
Il ricorrente contestava l’affermazione della sua responsabilità penale per il reato e criticava il trattamento sanzionatorio, in particolare la mancata concessione delle attenuanti generiche, l’eccessiva severità della pena e la negata sostituzione con una pena pecuniaria.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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