LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile per motivi generici: la condanna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e riproduttivi di censure già esaminate in appello, in particolare sulla condotta violenta e sul diniego delle attenuanti generiche. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità dei Motivi Porta alla Condanna

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, numero 37285 del 2024, offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata possa portare a un esito sfavorevole per il proponente. Il caso in esame dimostra l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e pertinenti, evidenziando come la Corte suprema tratti un ricorso inammissibile per la sua manifesta genericità. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le ragioni che hanno condotto a questa drastica decisione.

I Fatti del Processo

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Roma, che aveva confermato la responsabilità penale di un individuo per il reato di resistenza a un pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 337 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, cercando di ottenere l’annullamento della condanna. I suoi motivi di gravame si concentravano principalmente su due aspetti: la valutazione della sua condotta, ritenuta non sufficientemente violenta per integrare il reato, e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche da parte del giudice di merito.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, nell’esaminare l’atto di impugnazione, ha rilevato una carenza fondamentale: i motivi addotti non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. Il ricorso, infatti, non sollevava questioni sulla corretta interpretazione o applicazione della legge, ma si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha definito i motivi come “mere doglianze generiche e riproduttive”, evidenziando come fossero una sterile ripetizione di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito.

La decisione sottolinea un principio cardine del processo di Cassazione: la Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un organo di legittimità che controlla la corretta applicazione del diritto. Pertanto, un ricorso inammissibile è la naturale conseguenza di un’impugnazione che tenta di ottenere un nuovo esame del merito della causa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione di inammissibilità su argomenti chiari e consolidati. In primo luogo, ha evidenziato come le critiche mosse alla sentenza d’appello riguardo alla responsabilità per il reato di resistenza fossero del tutto generiche e non si confrontassero specificamente con le motivazioni del giudice di secondo grado.

In secondo luogo, e con ancora maggior enfasi, la Corte ha stigmatizzato la genericità del motivo relativo al diniego delle attenuanti. La Corte d’Appello aveva negato tali attenuanti per la mancanza di “elementi di segno positivo” a favore dell’imputato. Il ricorso, su questo punto, è stato giudicato “viepiù del tutto generico”, non offrendo alcun elemento concreto che potesse giustificare una diversa valutazione.

Di fronte a questa palese mancanza dei requisiti di legge, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione prevista proprio per scoraggiare la presentazione di impugnazioni pretestuose o dilatorie.

Conclusioni: Le Conseguenze di un Ricorso Generico

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per chiunque si approcci al giudizio di Cassazione: la specificità e la pertinenza dei motivi sono requisiti imprescindibili. Proporre un ricorso basato su doglianze generiche o sulla semplice riproposizione di argomenti già respinti non solo è inutile, ma è anche controproducente. La dichiarazione di inammissibilità comporta, oltre alla conferma definitiva della condanna, anche l’imposizione di sanzioni pecuniarie. La decisione serve quindi da monito sull’importanza di un’attenta e rigorosa preparazione tecnica dell’atto di impugnazione, che deve concentrarsi sui vizi di legittimità della decisione e non su un’impossibile rivalutazione dei fatti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano considerati mere doglianze generiche e riproduttive di profili già adeguatamente valutati e respinti dal giudice di merito, e quindi non consentiti dalla legge in sede di legittimità.

Quali erano i punti principali del ricorso respinto?
I punti principali del ricorso riguardavano la contestazione della ritenuta responsabilità per il reato ex art. 337 del codice penale, in relazione alla condotta violenta tenuta, e la critica al diniego delle attenuanti generiche per mancanza di “elementi di segno positivo”.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati