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Ricorso inammissibile per motivi generici: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera riproduzione di argomenti già esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. L’ordinanza sottolinea che il ricorso non può limitarsi a chiedere una nuova valutazione delle prove, ma deve contenere una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata, confermando la piena validità della testimonianza al centro del caso.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Limiti dell’Appello

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui requisiti di un ricorso efficace, chiarendo perché un appello basato su motivi generici e ripetitivi è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile. Questo caso specifico riguarda la contestazione della validità di una testimonianza, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso e le Doglianze del Ricorrente

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la presunta violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo all’utilizzo delle dichiarazioni di un testimone. Secondo il ricorrente, questo testimone avrebbe dovuto essere considerato fin dall’inizio come persona indagata e, di conseguenza, le sue dichiarazioni sarebbero state inutilizzabili perché assunte senza le garanzie difensive previste dagli articoli 63 e 64 del codice di procedura penale (come la presenza di un avvocato).

In sostanza, la difesa sosteneva che la testimonianza chiave del processo era processualmente viziata, minando alla base l’intero impianto accusatorio.

La Decisione della Suprema Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su tre pilastri argomentativi che chiariscono i confini invalicabili del giudizio di Cassazione e i requisiti di specificità che ogni ricorso deve possedere per essere preso in considerazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dettagliatamente spiegato le ragioni della sua pronuncia, evidenziando le carenze strutturali del ricorso.

1. Ripetitività e Genericità dei Motivi:
Il primo punto sollevato dai giudici è che il ricorso era meramente “riproduttivo” di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorrente non ha formulato una critica specifica e puntuale contro le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse questioni. La Cassazione ribadisce che un ricorso, per essere ammissibile, deve instaurare un dialogo critico con la decisione che contesta, non ignorarla o limitarsi a ripetere argomenti già superati.

2. Divieto di Rivalutazione delle Prove:
In secondo luogo, la Corte sottolinea che le doglianze del ricorrente miravano, in realtà, a ottenere una “rivalutazione e/o alternativa rilettura delle fonti probatorie”. Questo tipo di richiesta è estranea al giudizio di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado” di merito e non può riesaminare i fatti o riconsiderare il valore delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

3. Correttezza della Qualifica del Testimone:
Infine, entrando nel merito della questione sollevata, la Corte ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello. È stato accertato che il testimone era effettivamente estraneo al reato. Di conseguenza, non doveva essere sentito fin dall’inizio come imputato o persona sottoposta a indagini. La sua qualifica di semplice testimone era corretta e, pertanto, le sue dichiarazioni erano pienamente utilizzabili senza le garanzie previste per l’indagato.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale sulla natura e i limiti del ricorso in Cassazione. La decisione riafferma con forza che la Suprema Corte non è una sede per tentare una nuova discussione sul merito della causa. Un ricorso, per superare il vaglio di ammissibilità, deve essere specifico, pertinente e critico nei confronti della sentenza impugnata. Limitarsi a riproporre vecchie tesi o chiedere una nuova lettura dei fatti porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia, quindi, consolida un principio cardine della procedura penale, garantendo l’efficienza e la funzione propria del giudizio di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva argomenti già esaminati e respinti nei gradi di giudizio precedenti, senza muovere una critica specifica alle motivazioni della sentenza impugnata, e perché chiedeva una rivalutazione delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità.

Qual era l’argomento principale del ricorrente?
L’argomento principale era che le dichiarazioni di un testimone chiave non potevano essere utilizzate, in quanto questi avrebbe dovuto essere considerato un indagato fin dall’inizio e quindi interrogato con le garanzie difensive previste dalla legge (artt. 63 e 64 c.p.p.).

Come ha risposto la Corte sulla qualifica del testimone?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che il testimone era effettivamente estraneo ai fatti di reato. Pertanto, non era necessario qualificarlo come indagato o imputato e le sue dichiarazioni erano state correttamente acquisite e utilizzate nel processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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