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Ricorso inammissibile per motivi generici: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione del Codice Antimafia. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza di Motivi Specifici

Presentare un ricorso in Cassazione richiede la formulazione di critiche precise e pertinenti alla sentenza impugnata. Quando ciò non avviene, il rischio è una declaratoria di ricorso inammissibile, con significative conseguenze economiche per il proponente. Una recente ordinanza della Suprema Corte ribadisce questo principio fondamentale, sanzionando la mera riproposizione di argomenti già esaminati nei gradi precedenti.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa in primo grado dal Tribunale di Bari per un reato previsto dall’articolo 73 del D.Lgs. 159/2011, noto come Codice Antimafia. La decisione veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello di Bari con sentenza del 2 novembre 2023.

Non ritenendosi soddisfatto della decisione di secondo grado, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio nella motivazione della sentenza d’appello.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha posto fine al percorso giudiziario dichiarando il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, fermandosi a una valutazione preliminare sulla validità stessa dell’impugnazione. Questa decisione ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’imposizione di ulteriori oneri finanziari a carico del ricorrente.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il fulcro della decisione risiede nella valutazione dei motivi di ricorso come ‘generici’. La Corte ha osservato che l’atto di impugnazione si limitava a essere una ‘mera riproposizione’ di un tema che era già stato oggetto di un’analisi ‘accurata e adeguata’ da parte della Corte di Appello. In altre parole, il ricorrente non ha sollevato critiche nuove e specifiche contro il ragionamento dei giudici di secondo grado, ma ha semplicemente ripetuto le stesse difese, già vagliate e respinte.

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che il ricorso in Cassazione non può essere una terza istanza di giudizio sul fatto, ma deve concentrarsi su specifiche violazioni di legge o difetti logici evidenti nella motivazione. La mancanza di specificità e novità nelle censure rende l’impugnazione non idonea a innescare una valutazione di merito, conducendo inevitabilmente all’inammissibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Le conseguenze di un ricorso inammissibile sono chiaramente delineate dall’articolo 616 del codice di procedura penale. Alla declaratoria di inammissibilità consegue, di diritto, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, in assenza di elementi che possano escludere la colpa del proponente nel determinare la causa di inammissibilità, la Corte lo condanna anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Nel caso specifico, la sanzione è stata quantificata in tremila euro. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi per cassazione che siano tecnicamente solidi, specifici e critici nei confronti della sentenza impugnata, evitando di incorrere in declaratorie di inammissibilità che aggravano la posizione del condannato con ulteriori sanzioni economiche.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi proposti erano generici e si limitavano a ripetere argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte nella sentenza della Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Su quale base giuridica si fonda la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria?
La condanna si basa sull’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede tale sanzione come conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, qualora non vi siano elementi per escludere la colpa del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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