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Ricorso inammissibile per motivi generici: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di ricorso, che si limitavano a richiedere una pena più mite e la concessione delle attenuanti generiche senza argomentare specifiche critiche alla motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3000 euro.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi Generici Costano Caro

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e specificità. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda che una richiesta generica di revisione della pena, senza una critica puntuale alla sentenza precedente, porta a una dichiarazione di ricorso inammissibile con significative conseguenze economiche. L’ordinanza in esame sottolinea l’importanza di redigere motivi di ricorso che non si limitino a una mera lamentela, ma che attacchino specificamente le fondamenta logico-giuridiche della decisione impugnata.

Il Caso in Esame: Un Appello contro la Sentenza di Condanna

Il caso nasce dal ricorso di un’imputata avverso una sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria. La ricorrente chiedeva una revisione della pena e il riconoscimento delle attenuanti generiche, ritenendo la sanzione inflitta eccessivamente severa. L’obiettivo era ottenere una valutazione più favorevole da parte della Suprema Corte, sperando in una riduzione della condanna.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25257/2025, ha respinto la richiesta, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione – cioè non valuta se la pena fosse giusta o meno – ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che il ricorso non possedeva i requisiti minimi per essere esaminato. Di conseguenza, ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali.

L’Aspecificità dei Motivi di Ricorso

Il punto centrale della decisione è l’aspecificità dei motivi addotti dalla ricorrente. I giudici hanno rilevato che le argomentazioni erano generiche e si limitavano a invocare una pena più mite senza fornire alcuna indicazione concreta che giustificasse il vizio di motivazione della sentenza d’appello. In pratica, la difesa non ha spiegato perché la motivazione della Corte d’Appello fosse sbagliata, ma si è limitata a chiederne una diversa e più favorevole. Questo approccio è stato considerato insufficiente per attivare una valutazione da parte della Cassazione.

L’Impossibilità di una Nuova Valutazione di Merito

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti riguardo all’applicazione dei parametri per la determinazione della pena, come quelli indicati dall’art. 133 del codice penale (gravità del danno, intensità del dolo, ecc.). Sollecitare una ‘nuova e differente valutazione’ di tali parametri è un’attività preclusa in sede di legittimità, a meno che non si dimostri un vizio logico o giuridico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere tecnicamente ineccepibile. Non è sufficiente esprimere un dissenso generico con la decisione precedente. È necessario individuare e argomentare in modo specifico i vizi di legge o di motivazione che la inficiano. In assenza di tali elementi, il rischio di una dichiarazione di ricorso inammissibile è molto alto, con la conseguente condanna a spese e sanzioni pecuniarie che possono rivelarsi onerose. Per i professionisti legali, ciò sottolinea la necessità di uno studio approfondito della sentenza da impugnare e di una redazione meticolosa dei motivi di ricorso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano ‘aspecifici’, ovvero troppo generici. La ricorrente si è limitata a chiedere una pena più mite senza fornire argomentazioni concrete che dimostrassero un vizio di motivazione nella sentenza della Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare la congruità della pena?
No, non è possibile chiedere una semplice rivalutazione. La Corte di Cassazione non è un giudice di merito e non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti. Si può contestare la determinazione della pena solo se si dimostra un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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