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Ricorso inammissibile per motivi generici e ripetitivi

Un imprenditore, condannato per l’utilizzo di fatture false emesse da una società ‘cartiera’, ha visto il suo ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che il ricorso era una mera ripetizione dei motivi già respinti in appello e chiedeva una rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso inammissibile ha reso definitiva la condanna, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Motivi Generici e Ripetitivi: Analisi di un Caso

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale del processo penale: un ricorso che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato un ricorso inammissibile. Questa ordinanza offre un chiaro esempio di come la mancanza di specificità e la richiesta di una nuova valutazione dei fatti siano motivi ostativi all’accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Fatture False

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imprenditore per il reato previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, ovvero l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la sua colpevolezza, ritenendo provato che l’imputato avesse utilizzato documenti fiscali emessi da una società risultata essere una mera ‘società cartiera’.

Le indagini della Guardia di Finanza avevano infatti accertato l’inesistenza sostanziale della società emittente, evidenziando l’assenza di documenti di trasporto, di prove di pagamento e di mezzi logistici necessari a svolgere le operazioni fatturate. Nonostante ciò, l’imputato non era riuscito a fornire alcuna documentazione che potesse comprovare l’effettività delle transazioni commerciali.

L’Appello e il Ricorso per Cassazione

Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione per contraddittorietà e manifesta illogicità. Sostanzialmente, le sue censure miravano a ottenere una riconsiderazione del materiale probatorio già ampiamente valutato dai giudici di merito.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando un ricorso è inammissibile?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni concorrenti, tutte riconducibili alla violazione delle regole che governano il giudizio di legittimità.

La Critica alla Valutazione delle Prove

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che l’imputato stava chiedendo alla Corte una rivalutazione del compendio probatorio. Questo tipo di richiesta è inammissibile in sede di legittimità, dove la Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito, ma può solo verificare la coerenza logica e la correttezza giuridica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, i giudici di primo e secondo grado avevano concordemente ritenuto la società emittente una ‘cartiera’ e l’imputato non aveva fornito prove contrarie.

La Ripetitività dei Motivi e la Genericità del Ricorso

L’aspetto cruciale che ha portato alla declaratoria di inammissibilità è stata la natura del ricorso. La Corte ha riscontrato che i motivi presentati erano una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già sollevati con l’atto di appello e puntualmente disattesi dalla Corte territoriale. Un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse lamentele, ma deve contenere una critica specifica e argomentata contro le ragioni esposte nella sentenza impugnata. Quando ciò non avviene, i motivi sono considerati non specifici ma solo apparenti, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: L’Importanza della Specificità nei Ricorsi

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato della giurisprudenza: per accedere al giudizio della Corte di Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla decisione di merito. È necessario formulare censure precise, che attacchino la logica giuridica della sentenza impugnata e che non si traducano in una sterile richiesta di rivedere i fatti. La declaratoria di inammissibilità ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma in favore della Cassa delle ammende, a sottolineare la serietà delle conseguenze di un’impugnazione proposta senza rispettare i canoni di legge.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due motivi: in primo luogo, perché chiedeva alla Corte una rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità; in secondo luogo, perché i motivi del ricorso erano una mera e ripetitiva riproposizione di quelli già presentati e respinti in appello, mancando quindi del requisito della specificità.

Cosa si intende per ‘società cartiera’ secondo la sentenza?
Secondo quanto accertato dai giudici di merito e riportato nell’ordinanza, una ‘società cartiera’ è una società con un’esistenza solo formale, priva di una reale struttura operativa. Nel caso specifico, la sua natura fittizia è stata desunta dall’assenza di documenti di trasporto, di prove dei pagamenti e di mezzi di trasporto propri, a fronte dell’emissione di fatture.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la conferma definitiva della sentenza di condanna impugnata. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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