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Ricorso inammissibile per motivi generici e infondati

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per frode. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, tra cui la presunta violazione del diritto di difesa per mancato rinvio dell’udienza e vizi di motivazione, erano manifestamente infondati e generici. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e ben documentati, evitando di tentare una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei gradi di merito.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi sono Generici e Infondati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7144/2024, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, sanzionando con la dichiarazione di ricorso inammissibile i motivi ritenuti generici, non specifici e manifestamente infondati. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per frode che ha tentato di ribaltare la decisione della Corte d’Appello, sollevando questioni sia procedurali sia di merito, senza tuttavia riuscire a superare il vaglio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il percorso giudiziario ha origine con una condanna per il reato di cui all’art. 640 c.p. (truffa), emessa dal Tribunale di Pesaro. La sentenza è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione tramite il proprio difensore, articolando diverse censure contro la sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso: un’analisi dettagliata

La difesa ha basato il ricorso su quattro motivi principali:

1. Violazione di norme processuali: Si lamentava il rigetto della richiesta di rinvio dell’udienza d’appello per un presunto legittimo impedimento del difensore, impegnato in un altro procedimento a Milano. Secondo la difesa, la Corte d’Appello aveva motivato il rigetto in modo illogico.
2. Vizio di motivazione: Veniva contestata l’illogicità della motivazione con cui era stata affermata la responsabilità penale dell’imputato, evidenziando presunte contraddizioni probatorie, come il mancato riconoscimento da parte di un testimone.
3. Violazione del principio “oltre ogni ragionevole dubbio”: Si sosteneva che la motivazione della sentenza fosse solo apparente e non rispettasse il canone di giudizio che impone la condanna solo in assenza di ogni ragionevole dubbio.
4. Violazione di legge sull’eccessività della pena: Infine, si criticava la quantificazione della pena ritenuta eccessiva rispetto ai criteri fissati dall’art. 133 c.p.

La Decisione della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha respinto in toto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. L’analisi dei giudici di legittimità è stata rigorosa su ogni singolo punto, evidenziando le carenze strutturali dell’impugnazione.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto il primo motivo, relativo al legittimo impedimento, manifestamente infondato. Dopo aver esaminato gli atti, i giudici hanno constatato che l’istanza di rinvio presentata dal difensore era generica e non adeguatamente supportata da documentazione univoca. In particolare, mancava la prova cruciale che la notifica dell’udienza di Milano fosse avvenuta prima di quella di Pesaro, un requisito essenziale per dare priorità all’impegno precedente. La motivazione della Corte d’Appello, pertanto, è stata giudicata logica e correttamente articolata.

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati giudicati inammissibili per la loro genericità e aspecificità. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare il merito dei fatti o di offrire una lettura alternativa delle prove. Il ricorrente, invece di confrontarsi criticamente con la motivazione persuasiva e logica della sentenza d’appello, si era limitato a riproporre le stesse questioni di fatto, trasformando il ricorso in un inammissibile “terzo grado di giudizio”.

Infine, il quarto motivo sulla pena è stato liquidato come una mera petizione di principio, astratta e priva di un reale confronto con le argomentazioni specifiche usate dai giudici di merito per commisurare la sanzione. Un motivo di ricorso, per essere ammissibile, deve attaccare la logicità della decisione impugnata, non limitarsi a esprimere un dissenso generico.

Le conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un monito fondamentale per la pratica forense: un ricorso per cassazione deve essere redatto con estremo rigore, specificità e pertinenza. Non è sufficiente elencare presunte violazioni; è necessario dimostrare, con argomentazioni logico-giuridiche solide e un confronto puntuale con la sentenza impugnata, dove risieda l’errore di diritto o il vizio di motivazione. La conseguenza di un ricorso inammissibile è severa: non solo la condanna diventa definitiva, ma il ricorrente viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma a favore della cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro. La decisione riafferma la funzione della Corte di Cassazione come giudice della legittimità e non dei fatti.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i suoi motivi sono manifestamente infondati, generici, non specifici, si limitano a riproporre questioni di merito già decise o non si confrontano adeguatamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Come si dimostra correttamente un legittimo impedimento del difensore?
Per dimostrare un legittimo impedimento dovuto a un impegno professionale concomitante, il difensore deve presentare un’istanza specifica e supportata da documentazione univoca, che attesti in modo chiaro la priorità dell’impegno (ad esempio, dimostrando che la notifica per l’udienza concomitante è stata ricevuta prima).

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, stabilita equitativamente dalla Corte, in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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