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Ricorso inammissibile per motivi di merito in Cassazione

Due soggetti, assolti per un reato di imbrattamento per la particolare tenuità del fatto, hanno presentato ricorso in Cassazione contestando la loro identificazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché le censure riguardavano la valutazione delle prove, una questione di merito non sindacabile in sede di legittimità. I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: Quando la Cassazione non può riesaminare le prove

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un ‘terzo grado’ di merito. Questo caso, che ha visto il rigetto di un appello, chiarisce perché un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si tenta di far rivalutare le prove dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dall’Assoluzione all’Appello

Due giovani erano stati assolti dal Tribunale di Bologna per il reato di imbrattamento (art. 639 c.p.), in quanto il fatto era stato ritenuto di ‘particolare tenuità’. Nonostante l’esito favorevole, gli imputati decidevano di impugnare la sentenza. Il loro obiettivo non era contestare l’assoluzione, ma la motivazione sottostante: essi sostenevano di non essere gli autori del fatto e contestavano sia l’attività investigativa che aveva portato alla loro identificazione, sia l’attendibilità di un testimone chiave.

La Corte di Appello, constatando che la legge non prevede l’appello per questo tipo di sentenze, ha correttamente trasmesso gli atti alla Corte di Cassazione, come previsto dal codice di procedura penale.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel vivo delle contestazioni. La decisione si fonda su una distinzione netta tra il ‘giudizio di merito’ e il ‘giudizio di legittimità’.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

I giudici di primo e secondo grado (Tribunale e Corte d’Appello) sono giudici ‘di merito’. Il loro compito è analizzare le prove, ascoltare i testimoni e ricostruire i fatti per decidere sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato.

La Corte di Cassazione, invece, è un giudice ‘di legittimità’. Non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il suo ruolo è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Le uniche censure ammissibili sono quelle previste dall’art. 606 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che le censure sollevate dai ricorrenti erano ‘squisitamente di merito’. Contestare l’attendibilità di un testimone o l’efficacia delle indagini significa chiedere alla Corte di ‘rileggere’ il materiale probatorio, un’attività che le è preclusa.

La Cassazione ha sottolineato che la testimonianza in questione non era una semplice ‘traccia’ o un indizio, ma una vera e propria ‘prova dichiarativa’ che il Tribunale aveva ritenuto pienamente affidabile. Pertanto, il tentativo della difesa di rimettere in discussione tale valutazione si scontrava con i limiti strutturali del giudizio di legittimità, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche significative. Chi intende ricorrere in Cassazione deve essere consapevole che non può semplicemente riproporre le stesse argomentazioni fattuali respinte nei gradi precedenti. È necessario, invece, individuare specifici vizi di legge o difetti logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. In caso contrario, come avvenuto in questa vicenda, il risultato sarà non solo la conferma della decisione, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso ammontava a tremila euro.

Perché il ricorso presentato dagli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le contestazioni sollevate riguardavano esclusivamente il merito della vicenda, come la valutazione dell’attività investigativa e l’attendibilità di un testimone. Questi sono aspetti che la Corte di Cassazione non può riesaminare, essendo il suo ruolo limitato al controllo della corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Qual è la differenza tra prova dichiarativa e prova indiziaria menzionata nell’ordinanza?
La Corte ha specificato che la testimonianza del teste chiave costituiva una prova dichiarativa, cioè una testimonianza diretta sui fatti, che il Tribunale aveva ritenuto pienamente affidabile. Questa si distingue dalla prova indiziaria, che si basa su deduzioni logiche da fatti noti per risalire al fatto da provare. La Corte ha così rafforzato la solidità della valutazione fatta dal giudice di merito.

Quali sono le conseguenze per i ricorrenti dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza di assoluzione del Tribunale di Bologna è diventata così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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