Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di un principio fondamentale nel processo penale italiano: il ruolo della Corte di Cassazione come giudice di legittimità e non di merito. Quando un imputato presenta un appello basato su una diversa interpretazione dei fatti, il risultato è spesso un ricorso inammissibile. Questo caso, deciso dalla Suprema Corte, illustra perfettamente le conseguenze di una simile impostazione difensiva.
I Fatti del Caso: un Appello contro una Condanna Penale
Il caso trae origine da un ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte di Appello di Perugia per concorso in reati gravi. Nello specifico, le accuse riguardavano la violazione della legge sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). Insoddisfatto della sentenza di secondo grado, l’imputato ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, cercando di ribaltare la decisione sulla sua responsabilità penale.
La Strategia Difensiva e i Motivi del Ricorso
La difesa ha articolato il proprio ricorso contestando la ricostruzione degli eventi effettuata dai giudici di merito. In sostanza, l’appellante ha proposto una versione alternativa dei fatti, sostenendo che la Corte d’Appello avesse valutato erroneamente le prove a suo carico. Questa strategia, tuttavia, si è scontrata con i limiti strutturali del giudizio di Cassazione.
L’Analisi della Corte sul Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha rapidamente liquidati come irricevibili. Il punto centrale della decisione è che i motivi erano “declinati in fatto”. Questo significa che, invece di denunciare vizi di legge (come un’errata interpretazione di una norma giuridica o un difetto di motivazione logica), il ricorrente chiedeva alla Suprema Corte di riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella già effettuata, con coerenza e logicità, dalla Corte d’Appello. Questo tipo di richiesta è precluso in sede di legittimità.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il giudizio di merito, svolto nei primi due gradi di giudizio, aveva già prodotto una ricostruzione degli eventi “adeguatamente effettuata, sulla base degli atti processuali utilizzabili, con logicità e senza lacune”. Il ruolo della Cassazione non è quello di agire come un “terzo grado” di giudizio per riesaminare i fatti, ma di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Poiché l’appello non ha evidenziato vizi di legittimità, ma si è limitato a proporre una diversa lettura del quadro probatorio, è stato inevitabilmente dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata fosse immune da censure sul piano della logica e della coerenza giuridica.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Principio di Diritto
La dichiarazione di ricorso inammissibile comporta due conseguenze dirette e significative per l’imputato. In primo luogo, la sentenza di condanna della Corte d’Appello diventa definitiva e irrevocabile. In secondo luogo, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un monito importante per chi intende adire la Corte di Cassazione: il ricorso deve concentrarsi esclusivamente su questioni di diritto, evidenziando errori procedurali o interpretativi, e non tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti già accertati dai giudici di merito.
Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano “declinati in fatto”, ovvero contestavano la ricostruzione degli eventi e la valutazione delle prove, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale è giudice di legittimità e non di merito.
Cosa significa che i motivi del ricorso sono “declinati in fatto”?
Significa che le argomentazioni del ricorrente non denunciavano una violazione di legge o un vizio logico nella motivazione della sentenza, ma proponevano una diversa interpretazione del materiale probatorio, chiedendo di fatto un nuovo giudizio sulla colpevolezza, cosa non permessa in sede di Cassazione.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello è diventata definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36321 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36321 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOMECODICE_FISCALE 034AKUB) nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/09/2024 della CORTE APPELLO di PERUGIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata; visto il ricorso di COGNOME NOME
OSSERVA
Ritenuto che il primo ed il secondo motivo di ricorso con cui si censura la responsabilità, a titolo di concorso, nei delitti di cui agli artt. 73 d.P.R. n. 309 del 1990 e 337 cod. pen. declinati in fatto in quanto prospettano una ricostruzione degli eventi adeguatamente effettuata, sulla base degli atti processuali utilizzabili, con logicità e senza lacune dalla Corte di appello (p 3 sentenza);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 06/10/2025.