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Ricorso inammissibile per lesioni: la Cassazione spiega

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per lesioni personali aggravate. L’ordinanza sottolinea che i motivi di appello non possono mirare a una nuova valutazione dei fatti, come la richiesta di riconoscimento della legittima difesa basata su un presunto travisamento della prova, ma devono sollevare questioni di stretta legalità. Poiché i motivi erano generici o vertevano sul merito, il ricorso è stato respinto con condanna al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione non Supera il Vaglio di Legittimità

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei rigorosi limiti entro cui deve muoversi un ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Il caso riguarda una condanna per lesioni personali aggravate, dove l’imputato ha visto il proprio ricorso inammissibile perché basato su motivi non consentiti in sede di legittimità. Questo provvedimento ci permette di approfondire la differenza cruciale tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, e le conseguenze di una sua errata comprensione.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato in primo grado per il reato di lesioni personali aggravate e per un’altra violazione di legge poi dichiarata prescritta. La Corte di Appello, pur confermando la responsabilità per le lesioni, rideterminava la pena concedendo l’attenuante della provocazione ed escludendo la recidiva. L’imputato, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso per Cassazione attraverso il suo difensore, articolando tre distinti motivi di censura.

I Motivi del Ricorso e perché è stato ritenuto inammissibile

La difesa dell’imputato ha tentato di smontare la sentenza di condanna basandosi su tre argomenti principali. Tuttavia, la Suprema Corte li ha rigettati tutti, qualificando il ricorso inammissibile nel suo complesso. Vediamo nel dettaglio ogni motivo.

Primo Motivo: Il Travisamento della Prova e la Legittima Difesa

Il ricorrente lamentava un’errata applicazione della legge penale, sostenendo un travisamento della prova e il mancato riconoscimento della legittima difesa. Secondo la difesa, i giudici di merito avevano mal interpretato le prove. La Cassazione ha prontamente respinto questa doglianza, ricordando che non è sua facoltà riesaminare il quadro probatorio. Il tentativo di proporre una ‘rilettura alternativa’ delle prove, come le immagini di videosorveglianza che mostravano l’imputato armato di mazza inseguire la vittima, costituisce un’attività tipica del giudizio di merito, preclusa in sede di legittimità.

Secondo Motivo: La Genericità della Censura sulla Responsabilità

Il secondo motivo denunciava vizi di motivazione riguardo all’affermazione di responsabilità. Anche in questo caso, la Corte ha rilevato la manifesta infondatezza del motivo, definendolo ‘estremamente generico’. Secondo l’art. 581 del codice di procedura penale, il ricorso deve indicare specificamente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che lo sostengono. In assenza di elementi precisi che permettano di individuare i rilievi mossi alla sentenza impugnata, la censura risulta inammissibile.

Terzo Motivo: L’Inattendibilità della Persona Offesa

Infine, la difesa contestava l’attendibilità delle dichiarazioni rese dalla persona offesa. La Cassazione ha liquidato anche questo motivo come una ‘mera doglianza in fatto’. I giudici hanno sottolineato che non è sufficiente criticare genericamente la valutazione fatta dai giudici di merito; è necessario confrontarsi specificamente con gli argomenti logici e coerenti esposti nella sentenza, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

Le Motivazioni della Corte: I Limiti del Giudizio di Legittimità

La decisione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: il ruolo della Corte di Cassazione. Essa è ‘giudice di legittimità’, non ‘giudice di merito’. Il suo compito non è quello di stabilire se l’imputato sia colpevole o innocente riesaminando le prove (come farebbe un tribunale di primo grado o una corte d’appello), ma di assicurare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e priva di vizi evidenti. Tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove, come ha fatto il ricorrente, porta inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per chiunque intenda adire la Suprema Corte: i motivi di ricorso devono essere formulati con estrema precisione tecnica. È inutile e controproducente riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte nei gradi di merito. L’appello deve concentrarsi su specifiche violazioni di legge o su vizi logici manifesti della motivazione. In caso contrario, il risultato sarà non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con l’addebito di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati non erano consentiti in sede di legittimità. Essi miravano a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, erano formulati in modo troppo generico o si limitavano a criticare il merito della decisione senza individuare specifici vizi di legge.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non è un ‘giudice di merito’?
Significa che il suo compito non è quello di riesaminare le prove (testimonianze, video, documenti) per decidere come si sono svolti i fatti. Il suo ruolo è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme giuridiche e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente.

Quali sono le conseguenze concrete di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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