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Ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 17/04/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ritenuto i motivi di appello non validi perché meramente ripetitivi di argomentazioni già respinte, non attinenti al giudizio di legittimità o sollevati per la prima volta in Cassazione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Guida in Stato di Ebbrezza

La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito i rigidi paletti procedurali per l’accesso al giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile avverso una condanna per guida in stato di ebbrezza. Questa ordinanza sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, evitando la mera riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nei gradi di merito. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le ragioni che hanno condotto a tale esito.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per il reato di guida in stato di ebbrezza, emessa dal Tribunale di Ravenna a seguito di un episodio avvenuto il 3 febbraio 2020. La sentenza di primo grado era stata successivamente appellata dall’imputato. La Corte di Appello di Bologna, pur riformando parzialmente la decisione in punto di pena, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi:
1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
2. La presunta illogicità della motivazione con cui erano state negate le circostanze attenuanti generiche.
3. L’assenza di motivazione riguardo alla sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 17 aprile 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che nessuno dei tre motivi presentati fosse idoneo a superare il vaglio di legittimità.

Le Motivazioni: Analisi dei Motivi del Ricorso Inammissibile

La Corte Suprema ha esaminato singolarmente ciascun motivo, evidenziandone le criticità procedurali che ne hanno determinato l’inammissibilità.

Primo Motivo: La Ripetitività delle Censure

Il primo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato giudicato meramente riproduttivo di argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ricordato che il ricorso di legittimità non può essere una semplice ripetizione delle difese svolte nei gradi precedenti, ma deve contenere una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone vizi logici o violazioni di legge. In assenza di un confronto argomentato con la decisione di secondo grado, il motivo è stato considerato privo di specificità.

Secondo Motivo: La Discrezionalità del Giudice di Merito

Anche il secondo motivo, riguardante il diniego delle attenuanti generiche, è stato respinto. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la determinazione del trattamento sanzionatorio, inclusa la concessione delle attenuanti, rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale valutazione può essere censurata in sede di legittimità solo se frutto di arbitrio o basata su una motivazione manifestamente illogica, circostanze che la Corte ha escluso nel caso di specie, ritenendo adeguata la giustificazione fornita dalla Corte territoriale.

Terzo Motivo: La Novità della Censura

Infine, il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile perché la questione relativa alla motivazione della sanzione accessoria della sospensione della patente non era stata sollevata con l’atto di appello. In base al principio devolutivo, la Corte di Cassazione non può esaminare questioni che non siano state specificamente devolute al giudice del grado precedente. La censura è stata quindi considerata nuova e, come tale, inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione per la difesa tecnica. Evidenzia che il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è fondamentale che i motivi siano specifici, critici verso la sentenza impugnata e non meramente ripetitivi. Inoltre, tutte le doglianze devono essere tempestivamente sollevate nei gradi di merito, poiché non è consentito introdurre questioni nuove per la prima volta davanti alla Suprema Corte.

Posso riproporre in Cassazione gli stessi motivi già respinti in Appello?
No, non se sono una mera riproduzione delle argomentazioni precedenti. Il ricorso in Cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza d’appello, non una semplice ripetizione.

La decisione del giudice sulla concessione delle attenuanti generiche è sempre sindacabile in Cassazione?
No, la valutazione sulle attenuanti è un potere discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la decisione è arbitraria o basata su una motivazione manifestamente illogica, cosa che nel caso di specie non è stata riscontrata.

Cosa succede se un motivo di ricorso viene sollevato per la prima volta in Cassazione?
Il motivo viene dichiarato inammissibile. Le questioni devono essere state sottoposte al giudice d’appello per poter essere esaminate dalla Corte di Cassazione, altrimenti vengono considerate ‘nuove’ e quindi non ammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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