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Ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza, con tasso alcolemico di 1,48 g/l. L’inammissibilità deriva dalla mera riproposizione dei motivi già respinti in appello e dalla corretta esclusione della particolare tenuità del fatto da parte dei giudici di merito, data la gravità della condotta (guida notturna e pericolo creato). La decisione comporta la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione non entra nel merito

L’ordinanza n. 9589/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta formulazione dei ricorsi, chiarendo perché un ricorso inammissibile viene rigettato senza un esame di merito. Il caso riguarda una condanna per guida in stato di ebbrezza e illustra i limiti del giudizio di legittimità, soprattutto quando l’appello si limita a riproporre argomenti già valutati e respinti.

I Fatti del Caso: La Condanna per Guida in Stato di Ebbrezza

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186 del Codice della Strada. Le analisi avevano rilevato un tasso alcolemico significativamente alto, pari a 1,48 g/l, ben al di sopra della soglia di legge. La Corte di Appello di Catanzaro confermava la sentenza di primo grado, ritenendo provata la responsabilità penale dell’imputato.

Il ricorso inammissibile in Cassazione: i motivi della difesa

Contro la sentenza d’appello, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione su due punti principali:
1. La valutazione della sua responsabilità penale.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale.

In sostanza, la difesa sosteneva che i giudici di merito non avessero motivato in modo adeguato le ragioni della condanna e del diniego del beneficio.

La Decisione della Suprema Corte sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi consolidati nella giurisprudenza.

La Ripetizione dei Motivi d’Appello

Il primo motivo di inammissibilità risiede nel fatto che il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse questioni già sollevate e respinte dalla Corte di Appello. La giurisprudenza è pacifica nel ritenere che un ricorso per cassazione non possa essere una mera fotocopia dei motivi d’appello. Esso deve, invece, confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziando specifici errori di diritto o vizi logici, e non limitarsi a riaffermare le proprie tesi. La mancanza di questa correlazione specifica rende il ricorso generico e, quindi, inammissibile.

La Valutazione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo, relativo all’art. 131-bis c.p., è stato giudicato infondato. La Corte ha sottolineato che i giudici di merito avevano fornito una motivazione congrua ed esauriente per escludere la particolare tenuità del fatto. Per farlo, non è necessario analizzare tutti i parametri dell’art. 133 c.p., ma è sufficiente indicare gli elementi ritenuti rilevanti. Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente valorizzato:
* L’elevato tasso alcolemico (1,48 g/l), indicativo di una notevole compromissione delle capacità di guida.
* La circostanza della guida in orario notturno, che aumenta il livello di pericolosità.
* Il pericolo concreto creato per la circolazione stradale.

Questi elementi sono stati considerati sufficienti a escludere che l’offesa potesse essere qualificata come di particolare tenuità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito principi procedurali fondamentali. Un ricorso è considerato inammissibile non solo per la sua genericità, ma anche quando manca una reale correlazione tra le argomentazioni della decisione impugnata e i motivi del ricorso stesso. Ignorare le motivazioni del giudice d’appello e riproporre le medesime doglianze equivale a presentare un atto non specifico, che non può essere esaminato nel merito. Inoltre, la declaratoria di inammissibilità per manifesta infondatezza preclude la possibilità di far valere cause di non punibilità sopravvenute, come la prescrizione, poiché non si instaura un valido rapporto processuale.

Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche della Decisione

Questa ordinanza conferma che il ricorso per cassazione è uno strumento tecnico che richiede precisione e specificità. Non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. La decisione ha comportato per il ricorrente non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle Ammende. Ciò serve da monito: un appello infondato e ripetitivo in Cassazione non solo è inutile, ma comporta anche significative conseguenze economiche.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva le stesse identiche questioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. Questo comportamento rende il ricorso generico e non specifico, come richiesto dalla legge.

Quali elementi hanno impedito l’applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
L’applicazione di tale beneficio è stata esclusa sulla base di tre elementi specifici: l’elevato tasso alcolemico riscontrato (1,48 g/l), il fatto che la guida sia avvenuta in orario notturno e il pericolo concreto creato per la circolazione stradale. Questi fattori sono stati ritenuti sufficienti per considerare l’offesa non di lieve entità.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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