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Ricorso inammissibile per guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico di 2.00 g/l. I giudici hanno ritenuto i motivi di appello generici e non specifici, in quanto non contestavano adeguatamente la solida motivazione della Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e argomentazioni specifiche. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile e condannando il ricorrente a significative spese. Questo caso offre un’importante lezione sulla necessità di formulare motivi di impugnazione che si confrontino direttamente e criticamente con la sentenza contestata, specialmente in materie gravi come la guida in stato di ebbrezza.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato di guida in stato di ebbrezza. Le analisi avevano rivelato un tasso alcolemico particolarmente elevato, pari a 2.00 g/l, un valore ben al di sopra della soglia di rilevanza penale. L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sostenendo un presunto malfunzionamento del veicolo come causa del suo comportamento. Tuttavia, questa affermazione non era supportata da alcuna documentazione o dichiarazione probatoria. Inoltre, era stata negata la richiesta di sostituire la pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che le censure mosse dal ricorrente erano del tutto generiche e aspecifiche. Invece di contestare punto per punto le motivazioni della sentenza d’appello, l’atto di ricorso si limitava a riproporre doglianze vaghe, senza fornire elementi concreti a loro sostegno. Di conseguenza, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni: Il Principio della Specificità e il Ricorso Inammissibile

La motivazione della Corte si fonda su un pilastro del processo penale: la specificità dei motivi di ricorso. Un ricorso in Cassazione non è un’occasione per un riesame completo del merito della vicenda, ma un giudizio sulla legittimità della decisione impugnata. Per questo, chi ricorre ha l’onere di formulare una critica argomentata e puntuale, evidenziando i presunti vizi logico-giuridici della sentenza precedente.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione solida e ben argomentata per la condanna, basata su prove definite e significative, prima tra tutte l’elevatissimo tasso alcolemico riscontrato. La tesi del malfunzionamento del veicolo, priva di qualsiasi riscontro, è stata correttamente ritenuta insussistente. Di fronte a tale motivazione, il ricorso si è rivelato inadeguato, omettendo di assolvere alla sua funzione tipica: quella di una critica mirata e costruttiva. La genericità delle doglianze ha quindi portato inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che l’accesso alla Corte di Cassazione è subordinato a requisiti rigorosi. Non basta essere in disaccordo con una sentenza per impugnarla con successo; è indispensabile costruire un atto di ricorso tecnicamente ineccepibile, che identifichi con precisione gli errori di diritto o i vizi di motivazione commessi dal giudice precedente. Un ricorso generico o che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza un confronto critico con la decisione impugnata, non solo non ha speranze di accoglimento, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche rilevanti. La condanna al pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle Ammende serve proprio a sanzionare l’abuso dello strumento processuale, garantendo che il giudizio di legittimità non venga intasato da impugnazioni pretestuose o infondate.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate erano generiche, aspecifiche e non si confrontavano adeguatamente con la motivazione della sentenza impugnata, la quale era stata ritenuta ben argomentata e priva di vizi.

Quale è stata la conseguenza economica per il ricorrente a seguito della decisione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La richiesta di sostituzione della pena con il lavoro di pubblica utilità era stata accolta?
No, la richiesta era stata negata. I giudici, considerando la gravità del fatto, evidenziata dall’elevato tasso alcolemico (2.00 g/l), hanno ritenuto il trattamento sanzionatorio già applicato come equo e proporzionato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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