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Ricorso inammissibile per genericità: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per truffa. Il motivo del rigetto è la genericità del ricorso, che si limitava a ripetere le argomentazioni già respinte in appello senza introdurre nuovi elementi critici. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione, ma non alle spese della parte civile, poiché quest’ultima non ha contribuito attivamente al dibattimento.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando presentare appello è inutile

Presentare ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una garanzia di revisione della sentenza. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda un principio fondamentale: un ricorso inammissibile perché generico e ripetitivo non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. Analizziamo il caso per capire perché la specificità dei motivi è un requisito non negoziabile.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di L’Aquila, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la rilevanza penale dei fatti a suo carico. Secondo la sua difesa, le sue azioni avrebbero dovuto essere inquadrate come un mero illecito civile e non come un reato di truffa. Il fulcro del ricorso si basava, quindi, sulla presunta errata qualificazione giuridica della condotta.

La Decisione della Cassazione: focus sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19080/2024, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito della questione (ovvero se si trattasse di truffa o di illecito civile), ma si è fermata a un esame preliminare degli atti. La Corte ha stabilito che l’appello era privo di specificità, un vizio procedurale che ne impedisce l’esame.

Le motivazioni

Le ragioni dietro la decisione della Suprema Corte sono chiare e didattiche. Il ricorso è stato giudicato inammissibile principalmente per due motivi interconnessi:

1. Genericità dei motivi: Le critiche mosse alla sentenza d’appello erano vaghe e non affrontavano in modo specifico e puntuale le argomentazioni logico-giuridiche con cui i giudici di secondo grado avevano motivato la condanna. In particolare, la Corte d’Appello aveva dettagliatamente spiegato (pagg. 3 e 4 della sentenza) perché la condotta dell’imputato integrasse gli “artifici e raggiri” tipici del reato di truffa.

2. Pedissequa reiterazione: Il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse identiche argomentazioni già presentate e respinte durante il processo d’appello. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono semplicemente ripresentare le stesse difese sperando in un esito diverso. È un giudizio di legittimità, che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non i fatti. Ripetere argomenti già disattesi, senza evidenziare vizi specifici della sentenza impugnata, equivale a non presentare un motivo valido.

Un aspetto interessante riguarda la posizione della parte civile. Sebbene il ricorso sia stato respinto, il ricorrente non è stato condannato a pagare le spese legali alla controparte. La Corte ha notato che la parte civile non ha offerto alcun contributo argomentativo utile al dibattito, limitandosi a una presenza passiva. Di conseguenza, non avendo fornito una “valida piattaforma argomentativa di contrasto”, non le è stato riconosciuto il diritto al rimborso delle spese.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale della procedura penale: un ricorso per cassazione deve essere un atto tecnico, mirato e specifico. Non è sufficiente contestare genericamente una decisione; è necessario individuare con precisione i vizi della sentenza impugnata, offrendo argomenti nuovi e pertinenti che non siano la mera riproposizione di difese già valutate e respinte. La conseguenza di un ricorso inammissibile è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, rendendo definitiva la condanna.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto privo di specificità. Si basava su critiche generiche e si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi e specifici motivi di censura contro la sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sua condanna penale è diventata definitiva.

Per quale motivo il ricorrente non è stato condannato a pagare le spese legali della parte civile?
Nonostante la vittoria, la parte civile non ha ottenuto il rimborso delle spese legali perché, secondo la Corte, non ha contribuito attivamente alla discussione. Non ha offerto elementi di dibattito o una piattaforma argomentativa utile a contrastare le ragioni del ricorso, rendendo la sua partecipazione non meritevole di ristoro economico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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