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Ricorso inammissibile per genericità dei motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto. L’ordinanza chiarisce che i motivi di ricorso non possono limitarsi a riproporre censure già esaminate nei gradi di merito, soprattutto se la motivazione della sentenza impugnata è logica e coerente. Viene inoltre ribadito che la valutazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se congrua e motivata, specie se fissata al minimo edittale.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Respinge l’Appello

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti nel giudizio di Cassazione. Significa che la Corte Suprema non entra nemmeno nel merito delle questioni sollevate, fermando il processo per ragioni procedurali o per la manifesta infondatezza delle censure. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione Penale ci offre un chiaro esempio di quali siano i limiti di un ricorso e perché la genericità dei motivi porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso: dalla Condanna al Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di furto in abitazione (art. 624-bis del codice penale), confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Ancona. L’imputata, ritenendo la sentenza ingiusta, ha proposto ricorso per cassazione attraverso il proprio difensore, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I primi due motivi miravano a smontare l’affermazione di responsabilità, contestando sia la valutazione delle prove (violazione dell’art. 192 del codice di procedura penale) sia l’accertamento dell’elemento soggettivo del reato (violazione dell’art. 42 del codice penale). Il terzo motivo, invece, si concentrava sulla presunta eccessività della pena inflitta.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato l’intero ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità, che delineano con precisione i confini del giudizio davanti alla Suprema Corte.

Genericità e Ripetitività dei Motivi

Con riferimento alle censure sulla responsabilità, i giudici hanno evidenziato come i motivi fossero generici e meramente riproduttivi di argomentazioni già presentate e correttamente respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha sottolineato che un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle stesse difese, ma deve individuare vizi specifici della sentenza impugnata, come un’illogicità manifesta e macroscopica nel ragionamento del giudice d’appello.

In assenza di nuovi elementi di prova decisivi, capaci di condurre a un esito diverso, la Corte non può effettuare una nuova valutazione dei fatti, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

L’Insindacabilità della Pena Minima

Anche il terzo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato giudicato generico e manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio cardine: la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita sulla base dei criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale.

Il giudizio della Cassazione su questo punto è ammesso solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva non solo motivato la sua scelta, ma si era anche attestata sul minimo previsto dalla cornice edittale per il reato contestato. Pertanto, ogni richiesta di ulteriore riduzione era, per definizione, impossibile e quindi inammissibile.

Principio di Diritto e Conseguenze Pratiche

Questa ordinanza conferma che per presentare un ricorso efficace in Cassazione è indispensabile formulare censure specifiche, tecniche e non meramente ripetitive. Non è sufficiente lamentare un’ingiustizia percepita; è necessario dimostrare un errore di diritto o un vizio logico grave nella sentenza impugnata.

Inoltre, la decisione ribadisce la netta separazione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado” di processo dove si possono ridiscutere i fatti. Le sue porte si aprono solo per questioni di stretta legalità. Per l’imputata, l’inammissibilità del ricorso ha comportato non solo la condanna definitiva ma anche il pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché i motivi erano generici, si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello e non indicavano vizi logici macroscopici o errori di diritto nella sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

È possibile chiedere alla Cassazione una riduzione della pena?
Sì, ma solo se la decisione del giudice di merito sulla pena è arbitraria, illogica o non motivata. Se la pena, come in questo caso, è stata fissata al minimo previsto dalla legge e la decisione è supportata da una motivazione sufficiente, la Cassazione non può intervenire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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