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Ricorso inammissibile per furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una serie di furti. I motivi, incentrati sulla validità della querela, sulla valutazione delle prove e sulla congruità della pena, sono stati giudicati manifestamente infondati e generici. La decisione ribadisce che un ricorso inammissibile si ha quando si ripropongono censure già respinte o si chiede un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. L’esito ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione è Destinato al Fallimento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato in appello per una serie di furti aggravati. Questa decisione offre spunti fondamentali sui requisiti di ammissibilità di un ricorso per cassazione, chiarendo perché la mera riproposizione di argomenti già esaminati e la contestazione di valutazioni di fatto non possano trovare accoglimento in sede di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per tredici episodi di furto, unificati dal vincolo della continuazione. La pena complessiva inflitta era di tre anni e due mesi di reclusione, oltre a una multa. L’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, articolando diversi motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

Il ricorso si basava su tre macro-aree: la presunta violazione di legge riguardo la condizione di procedibilità della querela, la critica alla valutazione delle prove che hanno fondato l’affermazione di responsabilità e, infine, la contestazione sulla determinazione della pena e sul trattamento sanzionatorio.

La Validità della Querela: Detenzione vs. Proprietà

Il primo motivo di ricorso contestava la validità delle querele presentate per alcuni dei furti, sostenendo che chi le aveva sporte non fosse il proprietario dei beni sottratti. La Corte ha respinto questa tesi come manifestamente infondata, richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ai fini della legittimazione a sporgere querela, ciò che rileva non è la proprietà, ma la detenzione qualificata del bene. Pertanto, il responsabile di un punto vendita è pienamente legittimato a denunciare il furto della merce. La volontà di perseguire penalmente l’autore del reato era, inoltre, inequivocabilmente espressa nell’atto di ‘denuncia-querela’.

La Genericità dei Motivi e il concetto di ricorso inammissibile

Il secondo motivo, relativo alla responsabilità penale per alcuni capi d’imputazione, è stato giudicato generico e, pertanto, inammissibile. L’imputato, infatti, si era limitato a riproporre le stesse censure già avanzate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva ampiamente motivato la sua decisione, basandosi su elementi specifici, come il riconoscimento dell’imputato grazie a un particolare tatuaggio. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di controllo sulla corretta applicazione della legge. Un ricorso che si risolve nella pedissequa reiterazione di doglianze già esaminate è considerato un ricorso inammissibile.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Anche i motivi relativi alla quantificazione della pena sono stati rigettati. La Corte ha sottolineato che la graduazione della pena, la valutazione della recidiva e la concessione o meno delle attenuanti generiche rientrano nella discrezionalità del giudice di merito. Tale discrezionalità, se esercitata in modo logico e coerente con i principi degli artt. 132 e 133 del codice penale, non è sindacabile in sede di legittimità. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva congruamente motivato la severità della pena, evidenziando non solo i precedenti penali ma anche l’attitudine criminale ‘seriale’ dell’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di una valutazione complessiva dei motivi presentati. È emerso chiaramente come il ricorso fosse fondato su censure manifestamente infondate in diritto (come quella sulla querela) e su doglianze generiche che, di fatto, sollecitavano una nuova e non consentita valutazione del merito della vicenda processuale. La pedissequa reiterazione di argomenti già disattesi in appello, senza una critica argomentata e specifica alla motivazione della sentenza impugnata, rende il ricorso privo della specificità richiesta dalla legge, conducendolo inevitabilmente all’inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso per cassazione non è una terza istanza per riesaminare i fatti. Per avere una possibilità di successo, deve basarsi su precise violazioni di legge o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. La presentazione di un ricorso generico o manifestamente infondato non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie, aggravando ulteriormente la posizione del ricorrente.

Chi può validamente sporgere querela per un furto avvenuto in un negozio?
Non è necessario essere il proprietario legale dei beni. Secondo la Corte, è sufficiente avere la ‘detenzione qualificata’ della merce, come ad esempio il responsabile del punto vendita, che ha il potere di custodire e gestire i beni.

Perché un ricorso in Cassazione è stato giudicato generico?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza che si intende impugnare. Questo porta a dichiarare il ricorso inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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