LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile per furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di quattro individui condannati per furto aggravato. La Corte ha stabilito che il ricorso era inammissibile perché i motivi erano generici e riproponevano questioni già decise. L’ordinanza chiarisce che il furto si considera consumato, e non solo tentato, nel momento in cui l’agente si impossessa della refurtiva, sottraendola al controllo della vittima, anche se si trova ancora sul luogo del delitto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile per furto: la Cassazione chiarisce quando il reato è consumato

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre importanti spunti sulla corretta formulazione dei ricorsi e sulla distinzione tra furto tentato e consumato. Un caso di ricorso inammissibile diventa l’occasione per ribadire principi fondamentali del diritto e della procedura penale. Quattro persone, precedentemente condannate per rapina e la cui accusa era stata riqualificata in furto aggravato in appello, hanno visto i loro ricorsi respinti dalla Suprema Corte. Analizziamo i dettagli della decisione.

I fatti del caso: dal furto aggravato al ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine da un episodio di furto di casseformi avvenuto in un cantiere. In primo grado, gli imputati erano stati condannati per rapina. La Corte d’Appello, in parziale riforma, ha riqualificato il reato in concorso in furto aggravato, rideterminando la pena ma confermando nel resto la sentenza. Contro questa decisione, i difensori dei quattro imputati hanno proposto ricorsi separati per Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui l’errata qualificazione del fatto (sostenendo si trattasse di mero tentativo), il grado di partecipazione al reato e il mancato riconoscimento di alcune circostanze attenuanti.

I motivi del ricorso inammissibile secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, basando la sua decisione su principi consolidati. La Corte ha sottolineato come i ricorsi non superassero il vaglio preliminare di ammissibilità per diverse ragioni, riconducibili principalmente alla loro genericità e alla natura delle censure proposte.

La genericità dei motivi e la riproposizione delle censure

Il primo ostacolo insormontabile per i ricorrenti è stata la natura dei motivi di appello. La Corte ha ritenuto che i ricorsi fossero formulati in modo generico, senza una necessaria analisi critica delle argomentazioni della sentenza impugnata. Invece di contestare specifici errori di diritto, le difese si sono limitate a riproporre le stesse censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio, secondo la giurisprudenza costante, equivale a chiedere alla Cassazione una nuova valutazione del merito dei fatti, un’attività che è preclusa al giudice di legittimità.

La distinzione cruciale tra furto tentato e consumato

Un punto centrale dei ricorsi riguardava la qualificazione del reato. Le difese sostenevano che si fosse trattato solo di un tentativo di furto, e non di un furto consumato. La Cassazione ha respinto con forza questa tesi, ribadendo un principio fondamentale: il furto è consumato nel momento in cui l’agente acquisisce il possesso della refurtiva, sottraendola alla sfera di controllo della persona offesa. Nel caso di specie, gli imputati avevano già caricato le casseformi sui loro autocarri. Questo atto ha segnato il momento dell’impossessamento, rendendo il furto consumato. Non rileva, a tal fine, che i colpevoli non si fossero ancora allontanati dal luogo del delitto; l’aver occultato o spostato la merce è sufficiente per integrare la consumazione del reato.

Il trattamento sanzionatorio e il diniego delle attenuanti

Infine, la Corte ha confermato la correttezza del diniego delle circostanze attenuanti. Per quanto riguarda l’attenuante della minima partecipazione al fatto, invocata da uno dei ricorrenti, i giudici hanno ritenuto che il suo ruolo non fosse stato marginale o trascurabile. Per le attenuanti generiche, negate a tutti, la decisione è stata giustificata sulla base della personalità negativa degli imputati, gravati da numerosi precedenti penali, e della gravità oggettiva del reato commesso.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’applicazione rigorosa dei principi che regolano il giudizio di cassazione. L’inammissibilità deriva dalla constatazione che i ricorsi non hanno individuato vizi di legittimità nella sentenza impugnata, ma hanno tentato di ottenere una riconsiderazione del materiale probatorio, non consentita in questa sede. La Corte ha richiamato una vasta giurisprudenza, incluse pronunce delle Sezioni Unite, per sottolineare come i motivi di ricorso debbano essere specifici e critici verso la decisione appellata, e non una mera ripetizione di argomenti già vagliati. Sulla distinzione tra tentativo e consumazione, la Corte ha applicato un orientamento consolidato, secondo cui l’impossessamento, anche temporaneo, e la sottrazione del bene al controllo della vittima sono sufficienti a perfezionare il delitto di furto.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che la via del ricorso per Cassazione è strettamente delimitata dalla legge e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: ribadisce l’onere per i difensori di strutturare i ricorsi con motivi specifici che evidenzino errori di diritto e non semplici divergenze sull’interpretazione dei fatti. Inoltre, consolida la linea interpretativa sulla consumazione del furto, chiarendo che essa avviene con l’acquisizione della disponibilità autonoma della refurtiva, un momento che può verificarsi anche prima dell’allontanamento definitivo dal luogo del reato. La condanna finale al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende suggella l’esito negativo per i ricorrenti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte li ha dichiarati inammissibili perché proposti per motivi non supportati da una necessaria analisi critica della decisione impugnata. I ricorsi si limitavano a riproporre censure già correttamente esaminate in sede di merito, senza individuare vizi di legittimità, tentando di sollecitare una nuova valutazione delle prove non consentita in Cassazione.

Qual è la differenza tra furto tentato e furto consumato secondo questa ordinanza?
Secondo l’ordinanza, il furto si considera consumato, e non solo tentato, quando il colpevole acquisisce il possesso della refurtiva, sottraendola al controllo della persona offesa. Questo si verifica anche se l’autore del reato non si è ancora allontanato dal luogo del delitto, ma ha, per esempio, caricato la merce su un veicolo, esercitando così un potere autonomo sulla cosa.

Perché non sono state concesse le attenuanti?
L’attenuante della minima partecipazione è stata negata perché il contributo di uno dei correi non è stato ritenuto marginale. Le attenuanti generiche sono state negate a tutti gli imputati a causa della loro personalità negativa, desunta dai numerosi e specifici precedenti penali, e della gravità oggettiva del reato commesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati