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Ricorso inammissibile per furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto aggravato di un blocchetto di biglietti. La Corte ribadisce che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge. Il ricorso inammissibile è stato rigettato poiché le doglianze miravano a un riesame del merito, sia per quanto riguarda la responsabilità penale, sia per la commisurazione della pena e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

L’ordinanza in commento offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità e delle ragioni che portano a un ricorso inammissibile. Con la pronuncia n. 20607 del 2024, la Corte di Cassazione ha rigettato le istanze di due imputati condannati per furto in concorso, ribadendo principi fondamentali del processo penale. Il caso riguardava la sottrazione di un blocchetto di biglietti per il trasporto pubblico e le doglianze degli imputati si concentravano su presunti vizi di motivazione della sentenza d’appello.

I Fatti del Caso e le Doglianze dei Ricorrenti

Due persone venivano condannate dalla Corte d’Appello di Messina per il reato di furto in concorso di un blocchetto di biglietti. Attraverso il loro difensore, proponevano ricorso per cassazione basato su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione: Contestavano la ricostruzione dei fatti che aveva portato all’affermazione della loro responsabilità penale.
2. Mancata concessione di benefici: Lamentavano la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e della causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Trattamento sanzionatorio: Ritenevano ingiusta la pena inflitta.

In sostanza, i ricorrenti chiedevano alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova valutazione delle prove e delle circostanze, un’operazione che, come vedremo, esula dai poteri del giudice di legittimità.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i motivi del ricorso. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. I primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello) si occupano di accertare i fatti e valutare le prove. La Corte di Cassazione, invece, ha il compito di verificare che la legge sia stata applicata correttamente, senza poter entrare nel merito della ricostruzione fattuale.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni dei ricorrenti, evidenziando la manifesta infondatezza delle loro richieste.

Il Divieto di Rivalutazione delle Prove

Il primo motivo è stato respinto perché proponeva una “rivalutazione delle prove raccolte”, attività preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado” di merito. Non può sostituire la propria valutazione a quella, logica e coerente, del giudice d’appello. I ricorrenti, secondo la Corte, non si sono confrontati adeguatamente con la motivazione della sentenza impugnata, ma hanno semplicemente proposto una lettura alternativa dei fatti, sperando in un riesame che non poteva essere concesso.

La Discrezionalità nel Trattamento Sanzionatorio

Anche il secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato giudicato inammissibile. La graduazione della pena, così come la concessione delle attenuanti, rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, che la esercita sulla base dei criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale. La censura che mira a ottenere una nuova valutazione sulla “congruità” della pena non è ammissibile in Cassazione, a meno che la motivazione del giudice non sia palesemente illogica o assente, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

L’Onere di Confronto sulla Particolare Tenuità del Fatto

Infine, per quanto riguarda la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha sottolineato come il ricorso fosse del tutto carente. Gli imputati non hanno argomentato contro le specifiche ragioni addotte dalla Corte d’Appello per negare il beneficio. Quest’ultima aveva basato la sua decisione sulla gravità del fatto, desumibile dall'”elevato numero di biglietti sottratti”, e sulla mancata dimostrazione di “comprovati ed impellenti bisogni derivanti da uno stato di indiligenza”. Non basta chiedere un beneficio, bisogna contestare nel dettaglio le ragioni del suo diniego.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma con forza i confini del giudizio di cassazione. Per avere successo, un ricorso non può limitarsi a contestare l’esito del processo, ma deve individuare specifici vizi di legittimità: errori nell’applicazione della legge o difetti gravi (illogicità, contraddittorietà) nella motivazione. Tentare di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti si traduce, come in questo caso, in una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può rileggere gli elementi di fatto o adottare nuovi parametri di valutazione. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non stabilire come sono andati i fatti.

Perché il ricorso sul trattamento sanzionatorio è stato dichiarato inammissibile?
Perché la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Un ricorso in Cassazione che mira a una nuova valutazione della congruità della pena è inammissibile, a meno che la motivazione del giudice non sia palesemente illogica o viziata, circostanza non ravvisata nel caso di specie.

Quali sono state le ragioni per non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte d’Appello aveva negato il beneficio a causa della gravità del fatto, desumibile dall’elevato numero di biglietti sottratti, e dall’assenza di prova di bisogni impellenti derivanti da uno stato di indigenza. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non si è confrontato con queste specifiche argomentazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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