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Ricorso inammissibile per frasi offensive: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5024/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un detenuto condannato per aver pronunciato frasi offensive. Il ricorso è stato ritenuto generico e un mero tentativo di riesaminare i fatti, già correttamente valutati dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva confermato il carattere offensivo delle parole, pronunciate in presenza di altre persone. Di conseguenza, è stata confermata la condanna e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando le Frasi Offensive Portano alla Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un appello, per essere valido, deve essere specifico e non un generico tentativo di rimettere in discussione i fatti. Il caso in esame riguarda un detenuto che ha visto il suo gravame dichiarato ricorso inammissibile, con conseguente condanna definitiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per capire le ragioni giuridiche che l’hanno determinata.

I fatti all’origine della vicenda

La vicenda giudiziaria trae origine da un episodio avvenuto all’interno di un istituto di pena. Un detenuto, in procinto di uscire dalla sua camera di pernottamento, ha rivolto frasi offensive, quali «pezzo di merda fammi uscire da qui», presumibilmente a un agente di polizia penitenziaria. Il fatto è avvenuto alla presenza di altri detenuti, i quali si sono uniti alla protesta, creando un contesto di potenziale turbamento dell’ordine.

La Corte d’Appello aveva già valutato i fatti, confermando la responsabilità penale dell’individuo per il carattere chiaramente offensivo delle espressioni utilizzate in quel contesto specifico.

Le ragioni dell’impugnazione in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione lamentando vizi di motivazione e violazione di legge nella sentenza di secondo grado. Tuttavia, i giudici di legittimità hanno subito evidenziato una criticità fondamentale nell’atto di impugnazione: la sua genericità.

Dal testo del ricorso, infatti, non era possibile comprendere chiaramente quale fosse l’oggetto specifico della censura. L’appellante contestava la decisione senza specificare se il vizio risiedesse:

* Nell’assenza del presupposto della presenza di più persone;
* Nella natura del luogo in cui le frasi sono state pronunciate;
* Nel carattere, a suo dire non offensivo, delle parole utilizzate.

Questa mancanza di specificità ha reso il ricorso non idoneo a superare il vaglio di ammissibilità.

Le motivazioni della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di motivazioni chiare e consolidate. I giudici hanno sottolineato come l’impugnazione non fosse altro che un tentativo di ottenere una nuova e diversa ricostruzione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze impugnate.

La Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua decisione, dando conto del carattere offensivo delle frasi nel contesto in cui erano state pronunciate: la presenza di altri detenuti che si univano alla protesta amplificava la portata lesiva delle parole. Pertanto, l’appello si configurava come una sterile contrapposizione alla valutazione già effettuata dal giudice di merito, senza individuare vizi giuridici concreti.

Le conclusioni: condanna definitiva e pagamento delle spese

L’esito inevitabile è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione ha reso definitiva la condanna inflitta nei gradi di merito. Oltre a ciò, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a censure specifiche e puntuali contro vizi di legittimità, e non può essere utilizzato come un’ulteriore istanza per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti già compiuto dai giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico. La Corte ha stabilito che l’appellante non ha specificato in modo chiaro i presunti vizi di legge o di motivazione della sentenza precedente, ma ha cercato di proporre una diversa ricostruzione dei fatti, attività non consentita in sede di Cassazione.

Quale condotta ha portato alla condanna dell’imputato?
L’imputato è stato condannato per aver pronunciato frasi offensive («pezzo di merda fammi uscire da qui») mentre si trovava in procinto di lasciare la sua cella, alla presenza di altri detenuti che si sono uniti alla protesta.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente dopo la decisione della Cassazione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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