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Ricorso inammissibile per fatto non tenue: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La condotta dell’imputato, che aveva disobbedito a precise indicazioni delle forze dell’ordine, è stata ritenuta dotata di concreta offensività, escludendo quindi i presupposti dell’art. 131-bis del codice penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Valutazione della Tenuità del Fatto

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla disciplina del ricorso inammissibile e sui criteri di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato l’istanza di un imputato, confermando la solidità della valutazione operata dal giudice di secondo grado e ribadendo i confini entro cui un’azione può essere considerata di lieve entità.

Il Caso in Esame: Disobbedienza e Valutazione del Giudice

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva condannato un soggetto per un reato. La difesa dell’imputato aveva basato parte del suo ricorso sulla richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo la particolare tenuità del fatto. Tuttavia, la condotta contestata non era banale: l’individuo aveva violato le precise intimazioni fornitegli dalla polizia, la quale gli aveva ordinato di non allontanarsi e di attendere l’intervento del servizio di emergenza sanitaria “118”. Invece di obbedire, egli aveva deciso autonomamente di recarsi al pronto soccorso.

Ricorso Inammissibile e le Ragioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nel fatto che la Corte d’Appello aveva già affrontato in modo esauriente e corretto il motivo relativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. I giudici di secondo grado, infatti, avevano operato una valutazione di “concreta offensività del fatto”, ritenendo che il comportamento dell’imputato non potesse essere qualificato come di particolare tenuità. La Cassazione ha quindi ritenuto che il ricorso non sollevasse questioni di legittimità, ma mirasse a una nuova e non consentita valutazione del merito della vicenda.

La Particolare Tenuità del Fatto secondo l’Art. 131-bis c.p.

È utile ricordare che l’art. 131-bis c.p. è una norma di grande importanza, introdotta per deflazionare il sistema penale ed evitare la sanzione per fatti che, sebbene costituiscano reato, risultano minimi nell’impatto offensivo. Per la sua applicazione, il giudice deve valutare due indici principali:

1. La modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo.
2. L’assenza di un comportamento abituale.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha ritenuto che la condotta, caratterizzata dalla violazione di un’intimazione delle forze dell’ordine, non fosse così tenue da meritare la non punibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono lineari e si basano su un principio consolidato della procedura penale. Il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Se il giudice di grado inferiore ha fornito una motivazione logica e coerente con le norme di diritto per respingere una richiesta, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella già effettuata. La Corte ha evidenziato come i giudici d’appello avessero compiuto una “valutazione di concreta offensività del fatto”, smentendo l’assunto difensivo e giustificando adeguatamente il rigetto della richiesta di applicazione dell’art. 131-bis. Dichiarare il ricorso inammissibile è stata, pertanto, la conseguenza diretta di questa corretta impostazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la disobbedienza a un ordine legittimo delle autorità costituisce un elemento che aggrava la condotta e ne aumenta l’offensività, rendendo difficile l’applicazione di benefici come la non punibilità per tenuità del fatto. In secondo luogo, essa chiarisce che il ricorso in Cassazione deve concentrarsi su vizi di legittimità (violazione di legge o vizio di motivazione) e non può limitarsi a riproporre questioni di merito già esaminate e decise. La decisione comporta per il ricorrente non solo la conferma della condanna, ma anche l’onere di pagare le spese processuali e una sanzione di tremila euro alla Cassa delle ammende, un costo significativo che sottolinea la serietà con cui l’ordinamento tratta i ricorsi infondati.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, non contesta vizi di legittimità della sentenza impugnata ma si limita a richiedere una nuova valutazione del merito dei fatti, già correttamente esaminati e motivati dal giudice del grado precedente.

Perché in questo caso non è stata applicata la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non è stata applicata perché la Corte d’Appello ha valutato la condotta dell’imputato, che ha disobbedito a un ordine della polizia, come dotata di una “concreta offensività” tale da escludere la particolare tenuità richiesta dalla norma.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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