LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile per false dichiarazioni

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false dichiarazioni (art. 483 c.p.). I motivi sono stati ritenuti infondati, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e rappresentavano una mera ripetizione di argomenti già respinti in appello. La decisione sottolinea il rigore formale necessario per adire la Suprema Corte. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa concludere definitivamente un percorso processuale. La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato l’appello di un imputato, condannato per il reato di false dichiarazioni, confermando la decisione della Corte d’Appello. Questo caso evidenzia l’importanza di formulare motivi di ricorso che attengano a vizi di legittimità e non a una semplice rilettura dei fatti di causa, già vagliati nei gradi di merito.

I Fatti di Causa

Il procedimento ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Bergamo per il reato previsto dall’art. 483 del codice penale, ovvero falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. La sentenza è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Brescia in data 24 febbraio 2023. L’imputato, non rassegnandosi alla doppia condanna, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Difesa

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su due punti fondamentali:

1. Manifesta illogicità della motivazione e travisamento della prova: secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero basato la condanna su una valutazione illogica e distorta delle prove emerse nel processo. Si contestava, in sostanza, il modo in cui i fatti erano stati interpretati per arrivare alla dichiarazione di colpevolezza.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto: la difesa lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, sostenendo che il fatto, per le sue modalità, dovesse essere considerato di minima offensività e quindi non punibile.

L’Analisi della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i motivi e li ha giudicati entrambi inammissibili.

Il Primo Motivo: Una Richiesta di Rivalutazione del Merito

Riguardo alla presunta illogicità della motivazione, la Corte ha stabilito che le argomentazioni del ricorrente erano “manifestamente infondate e del tutto versate in fatto”. In altre parole, la difesa non stava evidenziando un errore di diritto o un vizio logico nel ragionamento del giudice d’appello, ma stava chiedendo alla Cassazione di sostituire la propria valutazione delle prove a quella già compiuta, operazione non consentita in sede di legittimità. La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse esente da vizi logici e giuridici, avendo esplicitato in modo corretto le ragioni della condanna.

Il Secondo Motivo: Una Semplice Ripetizione

Anche il secondo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto, è stato respinto. I giudici supremi hanno notato come tale argomento fosse una “pedissequa reiterazione” di quanto già dedotto e puntualmente disatteso dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti motivato il rigetto della richiesta basandosi su elementi concreti come “l’intensità del dolo e la gravità del danno provocato alla Pubblica amministrazione”, ritenendo quindi il fatto non meritevole del beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. La Corte non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze precedenti. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti non rientravano nei limiti di questo sindacato. Chiedere di rivalutare le prove o riproporre identiche questioni già respinte con adeguata motivazione equivale a presentare un appello non consentito, destinato a essere respinto in rito.

Le Conclusioni

La pronuncia si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: un ricorso per Cassazione deve essere fondato su vizi specifici e pertinenti al giudizio di legittimità. Tentare di ottenere una nuova valutazione del quadro probatorio o insistere su argomenti già motivatamente respinti non solo è inefficace, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente, confermando la funzione della Corte come garante della corretta interpretazione della legge, non come giudice dei fatti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il primo motivo mirava a una nuova valutazione dei fatti, non permessa in sede di legittimità, mentre il secondo motivo era una semplice ripetizione di argomentazioni già esaminate e respinte con motivazione adeguata dalla Corte d’Appello.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘versato in fatto’?
Significa che l’argomento non contesta un errore di diritto o un vizio logico della sentenza, ma chiede alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti per giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito, cosa che esula dalle sue competenze.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati