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Ricorso inammissibile per evasione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di evasione dagli arresti domiciliari. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso, relativi alla mancanza di dolo, all’applicazione della recidiva e alla mancata concessione di pene sostitutive, fossero infondati o non specifici. In particolare, è stato chiarito che la richiesta di pene sostitutive non era mai stata formalmente avanzata dalla difesa, rendendo il relativo motivo di ricorso manifestamente infondato.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Evasione: Analisi di una Recente Sentenza della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43183 del 2024, ha ribadito principi fondamentali in materia di impugnazioni, dichiarando un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per evasione. Questa pronuncia offre spunti cruciali sulla valutazione dell’elemento psicologico del reato, sull’applicazione della recidiva e sulla corretta formulazione delle richieste difensive nel processo penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di cui all’art. 385 del codice penale (evasione), confermata in secondo grado dalla Corte di appello di Napoli. L’imputato, sottoposto alla misura della detenzione domiciliare, si era allontanato dalla propria abitazione in un orario non consentito. Avverso la sentenza d’appello, il difensore proponeva ricorso per cassazione, articolando la propria difesa su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa a Tre Punte

La difesa contestava la decisione dei giudici di merito sotto tre profili principali:

1. Mancanza di motivazione sull’elemento psicologico: Secondo il ricorrente, la Corte non avrebbe adeguatamente spiegato perché la sua condotta dimostrasse in modo univoco la coscienza e la volontà di sottrarsi ai controlli, dato che si era allontanato solo per poco tempo rispetto all’orario prestabilito.
2. Errata applicazione della recidiva: Si lamentava una motivazione carente sulla sussistenza della recidiva, sostenendo che la Corte d’appello non avesse argomentato sul perché la reiterazione dei reati fosse sintomo di una maggiore pericolosità sociale.
3. Mancato accoglimento della richiesta di pene sostitutive: Il difensore asseriva di aver richiesto l’applicazione delle pene sostitutive previste dall’art. 20-bis cod. pen., ma che la Corte non avesse preso in considerazione tale istanza.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. L’analisi dei giudici di legittimità ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, fornendo chiarimenti importanti.

L’Elemento Psicologico e la Prova del Dolo

Riguardo al primo motivo, la Cassazione ha osservato che la Corte d’appello aveva correttamente motivato. L’imputato aveva sottoscritto un provvedimento del Tribunale di Sorveglianza che indicava chiaramente gli orari in cui poteva allontanarsi. Essere stato trovato fuori casa in un orario antecedente a quello autorizzato è stato ritenuto un comportamento che “sottendeva univocamente la coscienza e volontà del reato contestato”. La Corte ha inoltre ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per una nuova valutazione delle prove.

La Valutazione della Recidiva

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte territoriale aveva motivato l’applicazione della recidiva facendo riferimento “alla significatività della condotta accertata in termini di incremento della capacità criminale, rivelata dai plurimi precedenti irrevocabili”. Secondo la Cassazione, tale motivazione è sufficiente e in linea con l’orientamento consolidato, che richiede al giudice di verificare se la reiterazione dell’illecito sia un sintomo effettivo di accresciuta pericolosità.

La Richiesta di Pene Sostitutive Mai Formulata

Il terzo motivo è stato definito “manifestamente infondato”. La Corte ha svelato un aspetto cruciale: la richiesta di applicazione delle pene sostitutive, in realtà, non era mai stata formulata. Sebbene la procura conferita al difensore prevedesse tale facoltà, all’udienza d’appello il legale si era limitato a riportarsi ai motivi originari, che non includevano tale istanza. La mera esistenza di una procura non equivale alla formulazione di una richiesta processuale, che deve essere espressamente avanzata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della sentenza si fondano su principi cardine del diritto processuale penale. In primo luogo, viene ribadito il limite del sindacato di legittimità: la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che mira a una diversa lettura delle prove è, per sua natura, inammissibile.
In secondo luogo, la Corte sottolinea la necessità di specificità e concretezza sia nei motivi di ricorso sia nelle istanze presentate in udienza. La difesa non può limitarsi a censure generiche né può dare per scontato che una facoltà conferita tramite procura si traduca automaticamente in una richiesta processuale. Ogni istanza deve essere chiaramente e ritualmente formulata per poter essere esaminata dal giudice.

Conclusioni

La pronuncia in esame conferma che la strada del ricorso per cassazione è stretta e richiede un’argomentazione rigorosa. Un ricorso inammissibile non solo porta alla conferma della condanna, ma comporta anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La sentenza evidenzia l’importanza per la difesa di articolare motivi specifici che denuncino vizi di legittimità e non di merito, e di formalizzare esplicitamente ogni richiesta durante le udienze, senza affidarsi a facoltà implicite o a procure non esercitate.

Come viene provata la volontà di evadere dagli arresti domiciliari secondo questa sentenza?
La volontà di evadere viene considerata provata in modo univoco dal fatto che l’imputato, pur avendo sottoscritto un provvedimento con orari precisi per l’allontanamento, è stato trovato fuori dalla sua abitazione in un orario non autorizzato.

Perché il motivo di ricorso sulla recidiva è stato respinto?
È stato respinto perché la Corte d’appello aveva adeguatamente motivato, facendo riferimento all’aumento della capacità criminale dell’imputato, come dimostrato dai suoi numerosi precedenti penali irrevocabili. Questa motivazione è stata ritenuta sufficiente dalla Cassazione.

Una richiesta di pene sostitutive si considera presentata se l’avvocato ha la facoltà di farla?
No. La sentenza chiarisce che non è sufficiente che il difensore abbia la facoltà conferitagli da una procura. È necessario che la richiesta venga effettivamente e formalmente avanzata in udienza. In caso contrario, la richiesta si considera come non formulata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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