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Ricorso inammissibile per estorsione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due imputati contro una sentenza di condanna per estorsione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ritenuto i motivi del ricorso generici e manifestamente infondati, in quanto riproponevano questioni già ampiamente esaminate e respinte nei gradi di merito. In particolare, è stata confermata la valutazione sull’attendibilità dei testimoni e la sussistenza dell’ingiusto profitto, individuato nella fornitura di sigarette per saldare un debito di droga. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna per Estorsione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato dalla Corte di Cassazione, specialmente quando le argomentazioni difensive si limitano a riproporre questioni di fatto già decise nei precedenti gradi di giudizio. In questo caso, la Suprema Corte ha respinto i ricorsi di due imputati, condannati per estorsione, confermando la solidità della decisione della Corte d’Appello e sottolineando i limiti dell’impugnazione in sede di legittimità.

I Fatti alla Base della Vicenda Giudiziaria

La vicenda processuale trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Cagliari nei confronti di due soggetti. L’accusa principale era quella di estorsione. Secondo quanto ricostruito dai giudici di merito, gli imputati avevano esercitato violenza e minacce nei confronti di altri detenuti per costringerli a cedere un determinato quantitativo di sigarette. L’azione criminosa era finalizzata a saldare un debito pregresso legato alla cessione di sostanze stupefacenti. Contro questa decisione, le difese degli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse censure.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 7 maggio 2024, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. Questa decisione comporta la definitività della condanna e l’obbligo per i ricorrenti di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La Corte non è entrata nel merito delle questioni, poiché ha riscontrato vizi procedurali e di contenuto che hanno impedito un esame approfondito delle doglianze.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha analizzato distintamente i motivi di ricorso, ritenendoli entrambi infondati.

Per quanto riguarda il primo ricorrente, i giudici hanno evidenziato come i motivi fossero generici e manifestamente infondati. La difesa si era limitata a reiterare le stesse censure già ampiamente esaminate e respinte dalla Corte territoriale, senza confrontarsi in modo puntuale con le argomentazioni giuridiche della sentenza d’appello. Anche la richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta, poiché i giudici di merito avevano correttamente motivato il diniego sulla base della brutalità dell’aggressione e dell’assenza di profili di meritevolezza.

Anche per il secondo ricorrente, il ricorso inammissibile è stato motivato da ragioni simili. Le sue doglianze, relative all’attendibilità di testi e informatori, sono state considerate come un tentativo di invadere il merito della valutazione probatoria, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello era logica, coerente e priva di vizi, avendo dato conto della solidità del quadro accusatorio. Infine, è stato giudicato palesemente infondato il rilievo sulla prova dell’ingiusto profitto del delitto di estorsione, poiché le sentenze di merito avevano chiaramente individuato sia la ragione dell’aggressione (un debito per stupefacenti) sia il corrispettivo (la fornitura di sigarette).

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Quando un ricorso si limita a riproporre le medesime questioni di fatto già decise, senza individuare specifici vizi di legittimità, esso è destinato a essere dichiarato inammissibile. La decisione impone ai ricorrenti non solo la conferma della pena, ma anche un onere economico aggiuntivo, a testimonianza della funzione deflattiva che l’istituto dell’inammissibilità riveste per la Suprema Corte.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili dalla Corte di Cassazione?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché ritenuti generici, manifestamente infondati e meramente ripetitivi di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Le difese non hanno sollevato vizi di legittimità, ma hanno tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione.

In cosa consisteva l’ingiusto profitto del reato di estorsione contestato?
L’ingiusto profitto consisteva nella fornitura di un determinato quantitativo di sigarette. Tale fornitura era il corrispettivo preteso dagli imputati per estinguere un debito derivante dalla precedente cessione di sostanze stupefacenti.

Per quale motivo non sono state concesse le attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche non sono state concesse a causa della brutalità dell’aggressione perpetrata nei confronti degli altri detenuti e dell’assenza di profili di meritevolezza nella condotta degli imputati, come valutato dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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