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Ricorso inammissibile per droga: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per detenzione di sostanze stupefacenti di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990). La Corte ha stabilito che le censure relative alla valutazione delle prove e alla ricostruzione dei fatti non possono essere esaminate in sede di legittimità se la motivazione della sentenza d’appello è logica e congrua, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Valutazione delle Prove è Definitiva

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il suo ruolo di giudice di legittimità non consente un riesame dei fatti già valutati dai giudici di merito. La vicenda in esame, che ha portato a una dichiarazione di ricorso inammissibile, riguarda un caso di detenzione di sostanze stupefacenti di lieve entità e offre spunti cruciali sui limiti dell’impugnazione in ultima istanza.

I Fatti del Processo

Un individuo, condannato dalla Corte d’Appello di Bari per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990 (cosiddetto ‘spaccio di lieve entità’), ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato dalla difesa riguardava un presunto vizio di motivazione nella sentenza di secondo grado, con cui si contestava l’affermazione della responsabilità penale.

L’imputato, attraverso il suo legale, ha tentato di mettere in discussione la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove che avevano portato alla sua condanna. In particolare, si contestava il modo in cui il giudice d’appello aveva interpretato gli elementi a carico.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. Dichiarare l’inammissibilità significa che il ricorso, per come è stato formulato, non può essere giudicato perché si fonda su motivi non consentiti dalla legge per un giudizio in Cassazione.

Di conseguenza, la condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il ruolo del giudice di merito e quello del giudice di legittimità. La Corte di Cassazione ha chiarito che i motivi di ricorso sono soggetti a un numerus clausus, ovvero sono limitati a specifiche violazioni di legge o a vizi di motivazione ben definiti (come la manifesta illogicità o la contraddittorietà), e non possono trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la difesa stesse chiedendo, in sostanza, una nuova e diversa valutazione delle prove, un’attività preclusa alla Corte di Cassazione. La sentenza d’appello, secondo la Corte, era sorretta da una motivazione congrua e logicamente coerente. I giudici di secondo grado avevano infatti esaminato attentamente tutti gli elementi: il quantitativo della sostanza stupefacente sequestrata, le modalità di detenzione, e il ritrovamento di materiale idoneo al frazionamento e al confezionamento in dosi. Tutti questi elementi, valutati nel loro complesso, avevano logicamente condotto all’affermazione di responsabilità.

Poiché la motivazione della Corte d’Appello era esente da vizi logici o giuridici, le censure dell’imputato sono state considerate un tentativo non consentito di rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti, che è di esclusiva competenza dei giudici di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi difensive, sperando in una lettura diversa delle prove. Per avere successo, il ricorso deve individuare precisi errori di diritto commessi dal giudice precedente o vizi logici macroscopici e palesi all’interno della motivazione. La decisione evidenzia l’importanza di redigere un ricorso tecnicamente impeccabile, focalizzato esclusivamente sui profili di legittimità, per evitare una pronuncia di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non rientra nei motivi tassativamente previsti dalla legge (il cosiddetto ‘numerus clausus’). Ad esempio, è inammissibile se, invece di contestare violazioni di legge o vizi logici della motivazione, tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che spettano esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Cosa significa che la Corte di Cassazione è un ‘giudice di legittimità’?
Significa che il suo compito non è decidere una terza volta sulla vicenda, riesaminando le prove (come testimonianze o documenti). La Corte si limita a controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e che la motivazione della loro sentenza sia logica, coerente e non contraddittoria.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La conseguenza principale è che la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, la parte che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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