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Ricorso inammissibile per droga: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per un reato minore legato agli stupefacenti. I motivi dell’appello, riguardanti l’eccessività della pena, la mancata esclusione della recidiva e la non applicazione di una pena sostitutiva, sono stati giudicati manifestamente infondati. La decisione si fonda sul consistente curriculum criminale del ricorrente e sulla razionalità delle motivazioni della Corte d’Appello, che aveva già concesso le attenuanti generiche.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione non Supera il Vaglio

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisca un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi addotti dalla difesa sono ritenuti ‘manifestamente infondati’. Questo caso, relativo a una condanna per un reato in materia di stupefacenti, evidenzia i rigorosi limiti del giudizio di legittimità e l’importanza di presentare motivi di ricorso solidi e pertinenti, anziché mere contestazioni di merito già valutate nei gradi precedenti.

I Fatti del Caso: Condanna per Stupefacenti e Appello

Un individuo veniva condannato in primo grado e successivamente in appello alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione e 1.000 euro di multa per un reato di lieve entità legato alla detenzione e distribuzione di sostanze stupefacenti, commesso nell’ottobre del 2023. La Corte d’Appello di Roma, nel confermare la sentenza del Tribunale di Frosinone, aveva già operato un bilanciamento tra le attenuanti generiche e la recidiva contestata, concedendo le prime in misura equivalente.
Nonostante ciò, la difesa decideva di presentare ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi:
1. L’eccessività della pena inflitta.
2. La mancata esclusione della recidiva.
3. La mancata applicazione di una pena sostitutiva al carcere.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte di Cassazione ha rigettato l’intero ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, constatando la palese inconsistenza dei motivi presentati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità.

Le Motivazioni: Analisi dei Motivi Manifestamente Infondati

La Corte ha smontato punto per punto le doglianze della difesa, qualificandole tutte come manifestamente infondate e basate su apprezzamenti di merito che non possono trovare spazio nel giudizio di legittimità.

Eccessività della Pena e Precedenti Penali

Sul primo motivo, la Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello aveva motivato in modo logico e non irragionevole la congruità della pena. Erano stati presi in considerazione i precedenti penali specifici dell’imputato e le modalità concrete del reato, come la distribuzione della droga e la detenzione di strumenti per il confezionamento in più luoghi. Pertanto, la pena non era da considerarsi eccessiva, soprattutto alla luce della concessione delle attenuanti generiche.

La Questione della Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo alla recidiva, è stato giudicato infondato. La Corte ha sottolineato come la sentenza impugnata avesse correttamente evidenziato la presenza di ben quattro condanne precedenti per reati simili. Questo dato, secondo i giudici, dimostrava una ‘perdurance propensione a delinquere’ dell’imputato, confermata anche dai fatti del nuovo reato. La valutazione del giudice di merito sulla pericolosità sociale e sulla necessità di considerare la recidiva era dunque immune da censure.

Il Diniego della Pena Sostitutiva

Infine, la Corte ha respinto il terzo motivo riguardante la mancata applicazione di una pena sostitutiva (prevista dall’art. 545 bis c.p.p.). La Corte d’Appello aveva correttamente espresso una prognosi negativa sulla capacità dell’imputato di adempiere agli obblighi di una misura alternativa. Le numerose condanne precedenti dimostravano una ‘refrattarietà all’osservanza dei comandi di legge’, rendendo ostativa l’applicazione di pene diverse dalla detenzione.

Le Conclusioni: i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti se la motivazione della sentenza impugnata è logica, coerente e basata su considerazioni razionali. Il ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi tenta di riproporre questioni di fatto già adeguatamente risolte, senza evidenziare reali vizi di legge. La decisione serve da monito sull’importanza di fondare i ricorsi su solide argomentazioni giuridiche, pena la loro immediata reiezione con conseguente onere economico per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tutti e tre i motivi presentati dalla difesa (eccessività della pena, mancata esclusione della recidiva e mancata applicazione di pene sostitutive) sono stati ritenuti dalla Corte di Cassazione manifestamente infondati, ovvero palesemente privi di fondamento giuridico.

Quali elementi ha considerato la Corte per giudicare la pena non eccessiva?
La Corte ha ritenuto la pena adeguata basandosi sui precedenti penali specifici dell’imputato e sulle modalità esecutive del reato, che includevano la distribuzione della droga e la disponibilità di strumenti per il confezionamento in diversi luoghi. Questi elementi, secondo i giudici, giustificavano la sanzione inflitta, già mitigata dalla concessione delle attenuanti generiche.

Perché non è stata concessa una pena sostitutiva al carcere?
La pena sostitutiva non è stata concessa a causa della prognosi negativa sulla futura condotta dell’imputato. Le sue quattro precedenti condanne per reati in materia di stupefacenti sono state interpretate come una chiara dimostrazione di refrattarietà all’osservanza della legge, rendendo inopportuna l’applicazione di una misura alternativa alla detenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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