LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile per detenzione di stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile per detenzione di stupefacenti, confermando la condanna a due anni. L’appello è stato rigettato perché riproponeva questioni di fatto già decise, senza una critica specifica alla sentenza d’appello. La Corte ha ritenuto corrette le valutazioni su pena e recidiva, considerando la quantità di droga e i precedenti penali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Entra nel Merito

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile e dei limiti del giudizio di legittimità davanti alla Corte di Cassazione. Il caso riguarda un individuo condannato per detenzione di sostanze stupefacenti, il cui tentativo di contestare la pena si è scontrato con i rigidi paletti procedurali che governano il ricorso alla Suprema Corte. Analizziamo come e perché i giudici hanno deciso di non esaminare il merito delle censure sollevate.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato in seguito a un giudizio abbreviato alla pena di due anni di reclusione e 6.000 euro di multa per il reato previsto dall’art. 73, comma 4, del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990). La condanna era legata al rinvenimento di un considerevole quantitativo di droga, pari a 2,4 kg di hashish. Non accettando la decisione della Corte d’Appello di Roma, l’uomo ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo a due punti specifici: la determinazione della pena e l’applicazione della recidiva.

Le Censure dell’Imputato

Nel suo ricorso, l’imputato ha cercato di rimettere in discussione le valutazioni di merito effettuate dai giudici dei gradi precedenti. In particolare, ha contestato il modo in cui era stata quantificata la sanzione penale e il riconoscimento della recidiva qualificata, nonostante la concessione delle attenuanti generiche in misura equivalente.

La Decisione della Cassazione: un ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno chiarito che le censure mosse dall’imputato non erano ammissibili in sede di legittimità. Si trattava, infatti, di “mere doglianze in punto di fatto”, ovvero di un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove e delle circostanze, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Il ricorso, inoltre, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica e pertinente al ragionamento giuridico della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello avesse fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta su tutti i punti contestati. In primo luogo, la pena inflitta, pur essendo significativa, era stata fissata in una misura inferiore alla media prevista dalla legge, e i giudici avevano spiegato in modo puntuale perché tale sanzione fosse da ritenersi congrua.

In secondo luogo, la Corte d’Appello aveva correttamente giustificato l’applicazione della recidiva qualificata, bilanciandola con le attenuanti generiche. Questa decisione era fondata su elementi concreti e gravi:

1. L’ingente quantitativo di droga: 2,4 kg di hashish rappresentano un dato oggettivo di notevole allarme sociale.
2. Il comportamento dell’imputato: Il suo tentativo di sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine è stato valutato come un indice di colpevolezza e pericolosità.
3. I precedenti penali: Nonostante la giovane età (meno di trent’anni), l’imputato vantava precedenti significativi, sia specifici per reati legati agli stupefacenti, sia per altri gravi delitti come rapina e lesioni.

Poiché il ricorso non ha evidenziato alcun reale vizio di legge o di logica nella sentenza impugnata, ma si è limitato a una sterile riproposizione di argomenti di fatto, la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile. Tale decisione ha comportato anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva dei requisiti di ammissibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Il suo ruolo è quello di garantire l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile per chi tenta di utilizzare questo strumento per ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda. Per avere successo in Cassazione, è necessario individuare e argomentare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza precedente, non semplicemente esprimere il proprio disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le contestazioni sollevate non erano vizi di legge o di motivazione, ma semplici lamentele sui fatti, che riproponevano argomenti già correttamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello. Mancava una critica specifica al ragionamento giuridico della sentenza impugnata.

Quali elementi ha considerato la Corte per giudicare corretta la pena applicata?
La Corte ha ritenuto la pena congrua sulla base di tre elementi principali: l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente (2,4 kg di hashish), il tentativo dell’imputato di sottrarsi al controllo delle autorità e i suoi significativi precedenti penali per reati gravi, nonostante la giovane età.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Oltre alla conferma della condanna, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma aggiuntiva di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende, a causa della colpa nell’aver presentato un ricorso palesemente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati