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Ricorso inammissibile per deposito di carburante

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imprenditore condannato per deposito illegale di GPL. L’appello è stato respinto perché mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha confermato la gravità del reato, escludendo la non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dell’elevato rischio e della reiterazione della condotta.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Deposito Illegale di GPL e Limiti del Giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i confini del proprio giudizio, dichiarando un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per deposito illegale di un ingente quantitativo di GPL. Questa decisione offre spunti fondamentali sulla differenza tra giudizio di merito e di legittimità e sui criteri di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imputato, condannato in primo grado e in appello alla pena di due mesi di arresto e 120 euro di ammenda. Le accuse vertevano sulla violazione di diverse norme penali e di sicurezza (artt. 678 e 679 c.p., D.Lgs. 81/2008 e D.Lgs. 139/2006) per aver costituito un deposito non autorizzato di una notevole quantità di gas di petrolio liquefatto (GPL) nel piazzale della sua azienda.

Secondo i giudici di merito, l’imputato aveva accumulato il carburante con l’unica finalità di creare una scorta, ignorando le gravi controindicazioni e i rischi per la pubblica incolumità derivanti da tale modalità di detenzione. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando carenze motivazionali e chiedendo una riconsiderazione delle prove.

Perché il Ricorso è Stato Giudicato Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, definendolo inammissibile per diverse ragioni. Il punto centrale è che l’imputato, con i suoi motivi, non ha sollevato questioni di legittimità (ovvero errori di diritto), ma ha tentato di ottenere un terzo grado di giudizio nel merito. Ha chiesto, in sostanza, ai giudici di Cassazione di rivalutare i fatti e le prove, un’attività che esula dalle loro competenze. La Corte ha sottolineato che la valutazione della Corte d’Appello era logica, coerente e basata sulle risultanze processuali, e come tale non sindacabile in sede di legittimità.

La Mancata Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

Un altro motivo di doglianza riguardava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Anche su questo punto, la Cassazione ha ritenuto infondata la censura. I giudici hanno spiegato che gli elementi del caso concreto ostacolavano l’applicazione di tale istituto. In particolare, sono stati evidenziati due aspetti cruciali:

1. L’offensività della condotta: L’accumulo di una grande quantità di GPL creava un rischio significativo per l’incolumità pubblica, rendendo il fatto tutt’altro che “tenue”.
2. La non occasionalità: La condotta illecita era stata reiterata per ben due volte in un breve arco temporale, dimostrando un comportamento non sporadico.

Questi fattori, correttamente valorizzati dai giudici di merito, escludevano la possibilità di considerare il reato di lieve entità.

Le Motivazioni sulla Determinazione della Pena

Infine, la Corte ha rigettato anche la critica relativa al trattamento sanzionatorio, ritenuta generica e basata su un mero dissenso. I giudici hanno osservato che la pena inflitta era stata calibrata sui minimi della forbice edittale. La decisione di non concedere ulteriori attenuanti era stata giustificata dall’assenza di elementi concreti che potessero motivare una riduzione della pena. La sanzione, quindi, è stata considerata equa e proporzionata alla gravità dei fatti accertati.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Il ricorso inammissibile è la sanzione per chi tenta di utilizzare questo strumento per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti già compiuto nei gradi precedenti. La decisione, inoltre, chiarisce che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un automatismo, ma richiede una valutazione attenta dell’offensività concreta della condotta e dell’assenza di abitualità. Per i reati che mettono a rischio la sicurezza collettiva, come il deposito illegale di materiali pericolosi, è molto difficile che tale istituto possa trovare applicazione, specialmente se il comportamento illecito viene ripetuto nel tempo.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se, invece di contestare errori di diritto nell’applicazione delle norme, chiede alla Corte di rivalutare le prove e i fatti del processo, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non si applica quando la condotta, sebbene rientri in un reato minore, presenta un grado di offensività rilevante (come nel caso di un serio pericolo per la sicurezza pubblica) o quando il comportamento dell’autore non è occasionale ma ripetuto nel tempo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la conferma definitiva della sentenza di condanna. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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