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Ricorso inammissibile per contrabbando e conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per contrabbando di tabacchi. Il ricorso lamentava un difetto di motivazione della sentenza d’appello, ma la Suprema Corte ha ritenuto la motivazione completa e logica, sia sulla responsabilità che sulla pena. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: il caso di contrabbando davanti alla Cassazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi addotti sono manifestamente infondati. La vicenda riguarda un’impugnazione contro una sentenza della Corte d’Appello per un reato di contrabbando di tabacchi, conclusasi con una condanna per il ricorrente non solo alla conferma della sua responsabilità, ma anche al pagamento di ulteriori somme a titolo di sanzione processuale. Analizziamo i dettagli della decisione per comprendere meglio i meccanismi della giustizia penale.

I fatti del processo e il reato contestato

Il procedimento penale ha origine dalla condanna di un soggetto per il reato di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Nello specifico, l’imputato era stato trovato in possesso di 35 chilogrammi di prodotto privo del sigillo del Monopolio di Stato. Inizialmente, gli era stata contestata anche la recidiva reiterata, specifica e infra-quinquennale, un’aggravante che testimonia la sua precedente storia criminale.

Il primo grado di giudizio si era svolto con rito abbreviato davanti al Giudice per le indagini preliminari, che aveva riconosciuto la colpevolezza dell’imputato.

Il percorso giudiziario: la riforma in Corte d’Appello

Successivamente, la sentenza di primo grado è stata oggetto di appello. La Corte d’Appello competente ha parzialmente riformato la decisione. Pur confermando la responsabilità penale dell’imputato per il reato di contrabbando, i giudici di secondo grado hanno deciso di disapplicare l’aggravante della recidiva. Questa scelta, unita alla concessione delle attenuanti generiche, ha portato a una rideterminazione della pena in senso più favorevole all’imputato.

Nonostante ciò, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un presunto difetto di motivazione della sentenza d’appello.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha rapidamente liquidato come ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la sentenza della Corte d’Appello era, in realtà, ‘compiutamente motivata’. La motivazione appariva solida e coerente sia per quanto riguarda l’accertamento della responsabilità penale, sia per la quantificazione della pena.

La Corte d’Appello aveva chiaramente spiegato le ragioni per cui aveva concesso le attenuanti generiche e, al contempo, disapplicato la recidiva. Pertanto, il motivo del ricorso, basato su un presunto vizio di motivazione, è stato giudicato privo di qualsiasi fondamento giuridico.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel quale si possono riesaminare i fatti. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze precedenti. Nel caso di specie, la sentenza d’appello non presentava alcuna lacuna o illogicità. La Corte territoriale aveva esercitato correttamente il suo potere discrezionale nel determinare la pena, bilanciando gli elementi a favore e contro l’imputato. Di fronte a una motivazione completa e logica, il ricorso si è rivelato un tentativo infruttuoso di rimettere in discussione una decisione già ben ponderata.

Le conclusioni

La declaratoria di inammissibilità ha comportato conseguenze economiche dirette per il ricorrente. In base all’articolo 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha disposto il versamento di una somma, equitativamente fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce che l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con serietà e sulla base di motivi validi, per non incorrere in sanzioni che aggravano la posizione del condannato.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è privo dei requisiti richiesti dalla legge, ad esempio se lamenta un difetto di motivazione in una sentenza che è, invece, completa, logica e coerente.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Appello può modificare la pena rispetto al primo grado?
Sì, la Corte d’Appello può riformare la sentenza di primo grado, come avvenuto in questo caso, rideterminando la pena attraverso la concessione di attenuanti o la disapplicazione di aggravanti come la recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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