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Ricorso inammissibile per bancarotta: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per bancarotta fraudolenta. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero generici e riproponessero questioni di fatto già adeguatamente valutate nei precedenti gradi di giudizio, confermando così la condanna e sanzionando il ricorrente con il pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando le Argomentazioni non Bastano

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per la revisione di una sentenza di condanna deve basarsi su vizi di legittimità e non sulla semplice riproposizione di argomentazioni di fatto. Il caso in esame, che ha portato a dichiarare un ricorso inammissibile, riguarda una condanna per bancarotta fraudolenta e offre spunti importanti sui limiti dell’impugnazione di legittimità.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Torino, successivamente confermata dalla Corte di Appello della stessa città. L’imputato era stato ritenuto penalmente responsabile per reati di bancarotta fraudolenta, aggravati ai sensi della legge fallimentare. Nonostante il riconoscimento delle attenuanti generiche, era stato condannato alla pena ritenuta congrua dai giudici di merito. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

Il Motivo del Ricorso e la Tesi Difensiva

L’unico motivo alla base del ricorso si concentrava sull’erronea applicazione della legge e sul vizio di motivazione riguardo all’elemento soggettivo del reato. In altre parole, la difesa sosteneva che i giudici di merito avessero sbagliato nel ritenere provata l’intenzionalità (il dolo) necessaria per configurare il reato di bancarotta previsto dall’art. 223 della legge fallimentare. Secondo il ricorrente, la motivazione della sentenza d’appello era carente e non dimostrava adeguatamente la sua volontà di commettere l’illecito.

La Valutazione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il motivo di ricorso e lo ha giudicato inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, le censure mosse dall’imputato sono state considerate generiche e basate su una critica dei fatti, un’operazione non consentita in sede di legittimità. In secondo luogo, il ricorso è stato ritenuto meramente riproduttivo di argomenti che erano già stati presentati, vagliati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. Questo approccio rende il ricorso inammissibile perché non solleva nuove questioni di diritto ma cerca di ottenere una terza valutazione sul merito della vicenda.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni della sua ordinanza, la Suprema Corte ha chiarito che il ruolo del giudice di legittimità non è quello di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il compendio probatorio, come evidenziato dalla Corte d’Appello nel provvedimento impugnato, non lasciava dubbi sulla responsabilità penale dell’imputato. La sentenza di secondo grado aveva già fornito una risposta logica e coerente a tutte le obiezioni difensive, le stesse che sono state poi riproposte in Cassazione. La Corte ha sottolineato che un ricorso, per superare il vaglio di ammissibilità, deve individuare vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione, e non limitarsi a contestare l’interpretazione delle prove data dal giudice del merito. Poiché il ricorso in esame si limitava a questo, è stato inevitabilmente dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione in commento è un monito importante: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che i motivi di impugnazione siano specifici, pertinenti e focalizzati su questioni di puro diritto. La semplice riproposizione di argomentazioni fattuali già respinte non ha alcuna possibilità di successo e comporta, come in questo caso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, rendendo così definitiva la condanna.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte erano generiche, si limitavano a criticare la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito e riproducevano argomenti già esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare reali questioni di legittimità.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Di conseguenza, la sentenza di condanna a suo carico è diventata definitiva.

Qual era l’oggetto principale del motivo di ricorso presentato dall’imputato?
L’unico motivo di ricorso riguardava la presunta erronea applicazione della legge e il vizio di motivazione in relazione alla sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero l’intenzionalità con cui l’imputato avrebbe commesso i fatti di bancarotta contestati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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