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Ricorso inammissibile per appello prematuro

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché proposto prima ancora che la sentenza d’appello fosse pronunciata. L’ordinanza sottolinea anche la mancanza di interesse a impugnare, considerando una declaratoria di prescrizione più favorevole per l’imputato rispetto alla richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nonostante la successiva rinuncia, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Errore di un Appello Depositato Prima della Sentenza

Nel labirinto delle procedure legali, il rispetto dei tempi e delle forme è un principio cardine. Un errore, anche se apparentemente banale, può compromettere irrimediabilmente l’esito di un’azione giudiziaria. Un caso emblematico è quello che porta a un ricorso inammissibile, una decisione che impedisce al giudice di esaminare la questione nel merito. Con la recente ordinanza n. 20594/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio in un caso singolare, in cui un ricorso è stato presentato addirittura prima che la sentenza impugnata venisse pronunciata.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Nato Ancor Prima della Sentenza

La vicenda trae origine da un procedimento penale per guida in stato di ebbrezza. La Corte d’Appello di Torino, con sentenza del 13 dicembre 2021, dichiarava il non doversi procedere nei confronti dell’imputato, poiché il reato si era estinto per prescrizione.

Sorprendentemente, la difesa dell’imputato aveva depositato un ricorso per cassazione in data 10 dicembre 2021, ovvero tre giorni prima della pronuncia della sentenza d’appello. L’obiettivo del ricorso era ottenere una formula di proscioglimento più favorevole, ossia la non punibilità per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

Successivamente, un nuovo difensore, resosi conto dell’anomalia, presentava una formale rinuncia al ricorso, sostenendo che l’iniziativa fosse del precedente legale e che l’atto dovesse considerarsi giuridicamente inesistente, essendo stato proposto contro un provvedimento non ancora esistente.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti ma convergenti, che evidenziano errori procedurali insuperabili.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La prima e più lapalissiana ragione di inammissibilità è la prematurità dell’atto. Un ricorso non può essere proposto avverso una sentenza che, al momento del deposito, non è stata ancora pronunciata. L’atto impugnato era, a tutti gli effetti, giuridicamente inesistente. La Corte ipotizza che il ricorso sia stato depositato “verosimilmente nell’erronea convinzione di una definizione del procedimento ad una udienza precedente”, ma tale errore non sana l’invalidità dell’atto.

In secondo luogo, i giudici hanno rilevato una carenza di “interesse a impugnare”. Questo requisito fondamentale impone che chi impugna debba poter ottenere un risultato pratico più vantaggioso dall’accoglimento del ricorso. Nel caso di specie, la Corte ha ribadito un principio consolidato: una sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione è più favorevole per l’imputato rispetto a una pronuncia di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Quest’ultima, infatti, pur escludendo la pena, presuppone un accertamento della colpevolezza e viene iscritta nel casellario giudiziale. Di conseguenza, l’imputato non aveva alcun interesse giuridicamente apprezzabile a ottenere la modifica richiesta.

Infine, nonostante la rinuncia e le ragioni addotte, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa è la conseguenza automatica prevista dalla legge per la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso, a prescindere dalle cause che l’hanno determinata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza serve da monito sull’importanza cruciale della precisione e del rispetto delle tempistiche procedurali. Dimostra come un’azione impulsiva o un errore di valutazione, come depositare un ricorso prematuramente, porti a una declaratoria di ricorso inammissibile, vanificando qualsiasi possibilità di esame nel merito e comportando, inoltre, conseguenze economiche negative per l’assistito. La decisione rafforza il principio secondo cui non basta avere una pretesa, ma è necessario farla valere nelle forme e nei tempi corretti previsti dall’ordinamento giuridico.

È possibile presentare ricorso contro una sentenza non ancora pronunciata?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso proposto avverso una sentenza non ancora emessa è inammissibile, in quanto l’atto impugnato è giuridicamente inesistente al momento del deposito del ricorso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche per mancanza di interesse?
Perché la sentenza di “non doversi procedere per intervenuta prescrizione” è considerata più favorevole per l’imputato rispetto a una pronuncia di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), che era l’obiettivo del ricorso. Mancava quindi un vantaggio concreto che l’imputato avrebbe potuto ottenere dall’accoglimento della sua istanza.

Se un ricorso viene rinunciato e si dimostra che è stato depositato per errore, si devono pagare comunque le spese processuali?
Sì. In questo caso, nonostante la successiva rinuncia e le motivazioni addotte, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile e, come conseguenza di legge, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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