LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile penale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso penale. L’appello è stato giudicato meramente riproduttivo di censure già respinte, relative alla mancanza di autorizzazioni di polizia. La Corte ha sottolineato come la censura sulla mancanza dell’elemento psicologico fosse generica, confermando l’onere di conoscenza della normativa in capo all’esercente. Questo ha portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda. Il caso evidenzia l’importanza di presentare motivi di ricorso nuovi e specifici, evitando la semplice ripetizione di argomenti già esaminati, per evitare una dichiarazione di ricorso inammissibile penale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Penale: Quando Ripetere le Censure Porta alla Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la non ammissibilità dei ricorsi meramente ripetitivi. Questa decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di impugnazione specifici e nuovi, pena la dichiarazione di ricorso inammissibile penale e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Mancanza di Autorizzazioni e Appello

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la responsabilità penale di un soggetto per aver esercitato una determinata attività senza le necessarie autorizzazioni di polizia, previste dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS). L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, ha proposto ricorso per cassazione, basando le proprie difese su argomenti già ampiamente discussi e respinti nel precedente grado di giudizio. In particolare, la difesa contestava la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, sostenendo una presunta inconsapevolezza della necessità dei titoli autorizzativi.

La Decisione della Cassazione: Analisi sul Ricorso Inammissibile Penale

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno constatato che le censure sollevate dal ricorrente non erano altro che una riproposizione di quelle già avanzate in appello. La Corte territoriale le aveva già esaminate e confutate in modo esauriente, evidenziando come l’assenza dei titoli richiesti dalla norma incriminatrice, inclusa l’autorizzazione di polizia ex art. 88 TULPS, fosse palese e non giustificabile.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi principali.

La Ripetitività delle Censure: Il primo motivo che ha portato alla dichiarazione di inammissibilità è la natura riproduttiva del ricorso. La Corte ha chiarito che il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere fatti già acclarati. Se i motivi di appello sono stati correttamente esaminati e respinti con motivazioni logiche e conformi al diritto, riproporli identici in Cassazione rende il ricorso privo dei requisiti di legge.

L’Onere di Conoscenza e l’Elemento Psicologico: Il secondo punto cruciale riguarda la critica mossa all’assenza dell’elemento psicologico. La Suprema Corte ha qualificato tale censura come ‘generica’ e ‘meramente assertiva’. Viene infatti ribadito un principio cardine: chi esercita una determinata attività professionale o imprenditoriale ha l’onere di conoscere la normativa che la disciplina. Non è possibile invocare a propria discolpa l’ignoranza della legge, soprattutto quando si tratta di norme basilari per la sicurezza e l’ordine pubblico. La mancanza di diligenza nell’informarsi e nell’ottenere le necessarie autorizzazioni configura la colpevolezza richiesta dalla fattispecie di reato contestata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante monito per chiunque intenda impugnare una sentenza di condanna. È essenziale che il ricorso per cassazione presenti motivi di critica specifici, che attengano a vizi di legittimità della sentenza impugnata (come violazione di legge o vizi di motivazione) e non si limiti a riproporre le medesime questioni di fatto già decise. La conseguenza di un ricorso inammissibile penale non è solo la conferma della condanna, ma anche l’aggravio di ulteriori spese, inclusa una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in 3.000 euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era meramente riproduttivo di censure già proposte e respinte nel precedente grado di giudizio, senza introdurre nuovi e specifici motivi di diritto.

Qual era l’argomento del ricorrente sull’elemento psicologico e perché è stato respinto?
Il ricorrente sosteneva la mancanza dell’elemento psicologico del reato. L’argomento è stato respinto perché la Corte lo ha ritenuto una censura generica e meramente assertiva, sottolineando che sull’esercente grava un onere di conoscenza della normativa.

Quale obbligo grava su chi esercita un’attività che richiede autorizzazioni di polizia?
Secondo la Corte, su chi esercita un’attività che richiede autorizzazioni di polizia grava un ‘onere di conoscenza della situazione concreta e normativa’, il che significa che deve informarsi e ottenere tutti i titoli necessari, come l’autorizzazione ex art. 88 TULPS.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati