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Ricorso Inammissibile Pena: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per reati fallimentari che lamentava una pena eccessiva. La decisione si fonda su due punti chiave: la pena era già stata fissata al minimo di legge e l’aggravante contestata nel ricorso non era mai stata applicata. Questo caso chiarisce i limiti del ricorso inammissibile per pena quando la sanzione è minima.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Pena Eccessiva: Quando la Cassazione Dice ‘No’

Quando una pena può essere considerata eccessiva? E soprattutto, ha senso presentare un ricorso in Cassazione lamentando la severità della sanzione quando questa è già stata fissata al livello più basso consentito dalla legge? Con l’ordinanza n. 36993/2024, la Suprema Corte di Cassazione offre una risposta netta, dichiarando un ricorso inammissibile per pena eccessiva e ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

Il caso analizzato riguarda un imprenditore condannato per reati fallimentari, il quale si era rivolto alla massima istanza giurisdizionale contestando unicamente l’entità della pena inflittagli, a suo dire troppo severa.

I Fatti del Caso

L’imputato, dopo la condanna per reati fallimentari confermata dalla Corte di Appello di Roma, ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato riguardava la presunta eccessiva severità della pena. In particolare, la difesa contestava due aspetti:

1. La sussistenza di un’aggravante (il danno di particolare gravità), che a suo dire avrebbe ingiustamente inasprito la pena.
2. La misura stessa della pena, ritenuta sproporzionata.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato completamente le argomentazioni, definendo il ricorso “manifestamente infondato”.

L’Analisi della Cassazione e il Ricorso Inammissibile per Pena

La decisione della Suprema Corte si basa su una logica giuridica stringente, smontando pezzo per pezzo le argomentazioni difensive. La Corte ha evidenziato come le lamentele dell’imputato fossero basate su presupposti errati e giuridicamente insostenibili.

L’Erronea Contestazione dell’Aggravante

Il primo punto affrontato dai giudici riguarda la contestazione dell’aggravante del danno di particolare gravità. La Corte ha chiarito che tale aggravante non era mai stata contestata formalmente all’imputato né ritenuta sussistente dal Tribunale di primo grado. La difesa, quindi, stava contestando un elemento del tutto assente dal processo e che, di conseguenza, non aveva avuto alcuna incidenza sulla determinazione della pena.

Il riferimento normativo menzionato nel capo di imputazione era unicamente quello della cosiddetta “continuazione fallimentare”, un istituto che, paradossalmente, opera a favore dell’imputato unificando più reati ai fini sanzionatori. Il Tribunale aveva semplicemente operato un giudizio di equivalenza tra questo elemento e le attenuanti generiche concesse, senza applicare alcuna aggravante specifica.

La Pena al Minimo Edittale: Il Cuore della Decisione

Il secondo e decisivo argomento riguarda la misura della pena. La Corte di Cassazione ha rilevato che la sanzione inflitta all’imputato era stata determinata “in corrispondenza del minimo edittale”. In altre parole, il giudice di merito aveva già applicato la pena più bassa possibile prevista dalla legge per i reati contestati.

Appare quindi evidente l’infondatezza di un ricorso che si duole di una pena “eccessiva” quando, in realtà, non avrebbe potuto essere più mite. Contestare la severità di una sanzione minima è una contraddizione in termini che rende il ricorso, per sua stessa natura, inammissibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e dirette: il ricorso deve essere dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La doglianza sull’aggravante è irrilevante perché basata su un presupposto fattuale e giuridico inesistente nel processo. La doglianza sulla misura della pena è intrinsecamente contraddittoria, poiché la pena era già al minimo legale. Di fronte a tali evidenze, il ricorso non può superare il vaglio di ammissibilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un importante monito sull’uso corretto degli strumenti di impugnazione. Un ricorso in Cassazione non può basarsi su lamentele generiche o su una percezione soggettiva di ingiustizia. Deve, al contrario, fondarsi su vizi di legittimità specifici e pertinenti. La decisione ribadisce un principio fondamentale: è giuridicamente impossibile e processualmente inutile contestare come eccessiva una pena che il giudice ha già fissato al livello minimo consentito dalla legge. Tale scelta comporta non solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile contestare una pena come eccessiva se è stata fissata al minimo previsto dalla legge?
No. Secondo l’ordinanza, un ricorso che si lamenta dell’eccessiva severità della pena è manifestamente infondato se la sanzione è stata determinata in corrispondenza del minimo edittale, ovvero la pena più bassa consentita dalla legge per quel reato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione contesta un’aggravante che in realtà non è stata applicata?
Il motivo di ricorso viene considerato privo di fondamento e irrilevante. In questo caso, la Corte ha specificato che l’imputato contestava un’aggravante (il danno di particolare gravità) che non era stata né formalmente contestata né considerata dal giudice, rendendo la lamentela del tutto ininfluente sulla decisione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della condanna impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, che in questa vicenda è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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