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Ricorso inammissibile patteggiamento: limiti Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, ribadendo i limiti tassativi di impugnazione previsti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Il caso riguarda un individuo condannato per reati legati agli stupefacenti, il cui ricorso è stato respinto perché basato su motivi non consentiti dalla legge. La Corte ha inoltre confermato la misura di sicurezza dell’espulsione, ritenendo adeguata la valutazione della pericolosità sociale basata sulla condizione di straniero irregolare che delinque per sostentarsi. Si tratta di un classico esempio di ricorso inammissibile patteggiamento.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La scelta di definire un procedimento penale con il rito del patteggiamento comporta importanti conseguenze sulla possibilità di impugnare la sentenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito, ancora una volta, i rigidi paletti imposti dalla legge, dichiarando un ricorso inammissibile patteggiamento perché fondato su motivi non consentiti. L’analisi di questa decisione offre spunti preziosi per comprendere i limiti del ricorso contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del GIP del Tribunale di Ancona, che aveva applicato a un imputato, su richiesta delle parti, una pena di due anni di reclusione e 3000 euro di multa. Le accuse riguardavano il reato di spaccio di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990) e un’altra violazione di legge in continuazione. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando due specifici vizi: il primo relativo alla mancata osservanza dell’obbligo di motivazione della sentenza; il secondo riguardante l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione, a suo dire disposta senza un adeguato approfondimento sulla sua pericolosità sociale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambe le doglianze, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta applicazione delle norme che regolano l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, in particolare l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Analisi del ricorso inammissibile patteggiamento

Il primo motivo di ricorso, centrato sul presunto difetto di motivazione, è stato immediatamente bloccato dalla Corte. I giudici hanno ricordato che, a seguito della riforma del 2017, la legge elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Questi includono: problemi relativi all’espressione della volontà dell’imputato, il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, l’errata qualificazione giuridica del fatto e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza. La generica lamentela su un vizio di motivazione non rientra in questo elenco, rendendo il ricorso inammissibile patteggiamento su questo punto.

La questione della misura di sicurezza dell’espulsione

Anche il secondo motivo non ha superato il vaglio di ammissibilità. La difesa sosteneva che la pericolosità sociale dell’imputato, presupposto per l’espulsione, non fosse stata adeguatamente provata. La Cassazione, tuttavia, ha osservato che la sentenza impugnata aveva fornito una motivazione esplicita e logica: l’imputato, essendo un cittadino straniero irregolare sul territorio nazionale, si procurava i mezzi di sostentamento attraverso la commissione di delitti, come quello per cui si procedeva. A fronte di questa motivazione fattuale, il ricorso è stato giudicato generico e basato su richiami giurisprudenziali non pertinenti.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si radicano nel principio di specialità che governa le impugnazioni nel rito del patteggiamento. L’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. ha introdotto un filtro molto selettivo per scoraggiare ricorsi dilatori e concentrare il giudizio di legittimità solo su vizi di particolare gravità. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso sono un “numero chiuso” e non possono essere estesi per analogia. Qualsiasi censura che esuli da questo perimetro, come un generico vizio di motivazione, è destinata all’inammissibilità.
Sulla misura di sicurezza, la Corte ha sottolineato che il suo compito non è rivalutare nel merito la pericolosità sociale dell’imputato, ma solo verificare la logicità e la coerenza della motivazione del giudice di grado inferiore. In questo caso, la motivazione basata sullo status di straniero irregolare che vive di espedienti criminali è stata ritenuta sufficiente a giustificare la misura dell’espulsione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: accedere al patteggiamento significa accettare una forte limitazione del diritto di impugnazione. La difesa deve essere consapevole che solo violazioni specifiche e tassativamente previste dalla legge possono giustificare un ricorso in Cassazione. La decisione evidenzia anche come, nel contesto dell’immigrazione irregolare, la commissione di reati venga considerata un indice concreto di pericolosità sociale, sufficiente a motivare l’applicazione di misure di sicurezza come l’espulsione dal territorio nazionale, a condizione che il giudice fornisca una motivazione logica e non apparente.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. L’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. limita i motivi di ricorso a casi specifici, come difetti nella volontà dell’imputato, errata qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena o della misura di sicurezza. Un generico vizio di motivazione non è un motivo valido.

Perché il primo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il primo motivo, relativo a una presunta mancata motivazione della sentenza, è stato dichiarato inammissibile perché non rientra tra i motivi tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Come ha giustificato la Corte la misura di sicurezza dell’espulsione?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse sufficiente. La pericolosità sociale dell’imputato, presupposto per l’espulsione, era stata giustificata dal fatto che egli, essendo un cittadino straniero irregolare, si sostentava commettendo reati, come quello per cui era stato condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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