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Ricorso inammissibile patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile patteggiamento avverso una sentenza per reati di droga. L’appello non rientrava nei motivi tassativi previsti dall’art. 448, co. 2-bis c.p.p., come vizi della volontà o illegalità della pena. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Patteggiamento: Limiti e Conseguenze

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è un istituto fondamentale del nostro sistema processuale penale, ma le vie per impugnare la sentenza che ne deriva sono molto strette. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulle conseguenze di un ricorso inammissibile patteggiamento, ribadendo i rigidi paletti normativi e le sanzioni economiche per chi tenta di aggirarli. Comprendere questa decisione è cruciale per capire i limiti di tale strumento processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GUP del Tribunale di Brescia nei confronti di un imputato per un reato previsto dall’articolo 73 del d.P.R. 309/1990, relativo agli stupefacenti. L’imputato, non soddisfatto dell’esito, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione contro tale sentenza, cercando di ottenere una revisione della decisione del giudice di merito.

L’Ordinanza della Corte e il Ricorso Inammissibile Patteggiamento

La Corte di Cassazione, esaminato il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile senza entrare nel merito della questione. La decisione si fonda sull’applicazione rigorosa dell’articolo 448, comma 2-bis, del Codice di Procedura Penale. Questa norma, introdotta per i patteggiamenti richiesti dopo il 3 agosto 2017, limita drasticamente le possibilità di impugnazione in Cassazione, al fine di deflazionare il carico giudiziario e dare stabilità alle sentenze concordate tra le parti.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno chiarito che il ricorso contro una sentenza di patteggiamento è consentito esclusivamente per motivi tassativamente elencati dalla legge. Questi includono:

1. Vizi nella formazione della volontà dell’imputato (ad esempio, se il consenso al patteggiamento non è stato espresso liberamente).
2. Difetto di correlazione tra la richiesta di patteggiamento e la sentenza emessa dal giudice.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto contestato.
4. Illegalità della pena applicata o della misura di sicurezza disposta.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che i motivi presentati dal ricorrente non rientravano in nessuna di queste categorie. L’appello era, pertanto, privo dei presupposti legali per poter essere esaminato, rendendolo un ricorso inammissibile patteggiamento.

Le Conclusioni: Condanna alle Spese e alla Sanzione

La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è stata la condanna del ricorrente. Richiamando un precedente della Corte Costituzionale, i giudici hanno stabilito che, in assenza di prove che l’impugnazione sia stata proposta senza colpa, scatta l’applicazione dell’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche al versamento di una somma, fissata in via equitativa a 3.000,00 euro, in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso temerario o infondato contro un patteggiamento comporta conseguenze economiche significative.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento in Cassazione?
No. Per i patteggiamenti richiesti dopo il 3 agosto 2017, il ricorso in Cassazione è ammesso solo per motivi specifici previsti dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., come problemi sulla volontà dell’imputato, errore sulla qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile contro un patteggiamento?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000,00 euro.

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non è stato proposto per uno dei motivi tassativamente previsti dalla legge per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. I motivi addotti non rientravano nelle categorie ammesse dalla normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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