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Ricorso inammissibile: parola della vittima e pena

Un giovane condannato per furto con scasso da un’auto ricorre in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché i motivi sono generici e infondati. Viene confermato il principio secondo cui la testimonianza credibile della persona offesa è sufficiente per la condanna. La sentenza ribadisce anche i limiti alla motivazione sulla determinazione della pena.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma la Condanna per Furto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37965 del 2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile, consolidando principi fondamentali in materia di prova e motivazione della pena. Il caso riguardava un giovane condannato per furto aggravato dall’effrazione di un finestrino d’auto. Questa decisione offre spunti cruciali sull’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e sul valore probatorio della testimonianza della persona offesa.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine da un furto di una somma di denaro custodita nel cruscotto di un’automobile. L’imputato, un giovane classe 2001, in concorso con un cugino, veniva ritenuto responsabile di essersi impossessato del denaro dopo aver rotto il finestrino del veicolo. La sua responsabilità veniva affermata sia dal Tribunale di Avellino in primo grado che dalla Corte di appello di Napoli. La condanna finale, confermata in appello, era di sette mesi di reclusione e 200 euro di multa, con pena sospesa.

I Motivi del Ricorso e la loro Infondatezza

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su cinque motivi, tutti respinti dalla Suprema Corte.

1. Mancata rinnovazione dell’istruttoria: La difesa lamentava la mancata assunzione di prove decisive in appello, ma senza specificare quali fossero tali prove e perché sarebbero state decisive.
2. Valore della testimonianza della vittima: Si contestava la condanna basata unicamente sulle dichiarazioni della persona offesa, ritenute prive di riscontri esterni.
3. Rigetto dell’istanza di rinvio: La difesa si doleva del rigetto di una richiesta di rinvio dell’udienza d’appello.
4. Mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p.: Si deduceva una carenza di motivazione sul perché non fosse stata pronunciata una sentenza di assoluzione immediata.
5. Trattamento sanzionatorio: Si contestava la determinazione della pena e la mancata applicazione delle attenuanti generiche nella massima estensione e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).

Le Motivazioni della Corte: un Esempio di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile per la genericità e manifesta infondatezza dei motivi proposti.

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito che una richiesta di rinnovazione dell’istruttoria deve essere specifica, indicando le prove da assumere e la loro potenziale decisività. Una richiesta generica è, per sua natura, inammissibile.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha richiamato la sua giurisprudenza costante: le dichiarazioni della persona offesa, anche se non costituita parte civile, possono da sole fondare la responsabilità penale dell’imputato. Non necessitano di riscontri esterni quando risultano credibili, coerenti e affidabili. Nel caso di specie, la credibilità della vittima era stata rafforzata dalla testimonianza di un’altra persona e da un riconoscimento fotografico.

Anche gli altri motivi sono stati giudicati aspecifici o infondati. La richiesta di rinvio era tardiva, mentre le doglianze sulla mancata assoluzione e sull’applicazione dell’art. 131 bis c.p. erano state formulate in termini apodittici, senza un reale confronto critico con le motivazioni delle sentenze di merito.

Infine, sul trattamento sanzionatorio, la Corte ha ricordato che la graduazione della pena è una scelta discrezionale del giudice di merito. L’obbligo di una motivazione dettagliata scatta solo quando la pena si discosta notevolmente dalla media edittale. In questo caso, la pena base era stata fissata in misura inferiore alla media, rendendo sufficiente il richiamo ai criteri generali di legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione è un monito importante per la difesa: un ricorso per essere ammissibile deve essere specifico, dettagliato e critico nei confronti della decisione impugnata. Non basta lamentare genericamente una violazione di legge, ma occorre argomentare in modo puntuale.

La sentenza ribadisce inoltre due principi cardine del diritto processuale penale:

* L’affidabilità della vittima: La testimonianza della persona offesa è una prova a tutti gli effetti e, se valutata come credibile dal giudice, può essere pienamente sufficiente a sostenere una sentenza di condanna.
* La discrezionalità del giudice sulla pena: Il giudice ha un ampio potere discrezionale nel determinare la pena entro i limiti fissati dalla legge. La sua decisione è difficilmente censurabile in Cassazione se la motivazione, pur sintetica, fa riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale e la pena non è esorbitante.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione lo ha dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici, non specificavano le ragioni in modo dettagliato e non si confrontavano criticamente con le motivazioni delle sentenze precedenti. In pratica, le lamentele erano state presentate in modo superficiale e apodittico.

La sola testimonianza della vittima è sufficiente per una condanna?
Sì. La sentenza conferma un principio consolidato secondo cui le dichiarazioni della persona offesa possono essere poste da sole a fondamento della responsabilità penale, a condizione che il giudice le valuti come credibili, coerenti e attendibili, anche in assenza di altri riscontri esterni.

Quando il giudice deve motivare in modo dettagliato la quantità della pena inflitta?
Il giudice ha l’obbligo di fornire una spiegazione specifica e dettagliata solo quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media prevista per quel reato. Per pene inferiori alla media, come in questo caso, è sufficiente un richiamo generico ai criteri di legge, come la gravità del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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