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Ricorso inammissibile: onere della prova e motivi nuovi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in un caso di ricettazione. L’ordinanza sottolinea che chi eccepisce la prescrizione per la prima volta in Cassazione ha l’onere di fornire prove inconfutabili. Inoltre, non è possibile introdurre motivi di ricorso non presentati nel precedente grado di giudizio.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Onere della Prova sulla Prescrizione e Divieto di Motivi Nuovi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4415 del 2024, ha ribadito due principi fondamentali del processo penale, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo gli obblighi del ricorrente. Questa decisione offre importanti spunti sull’onere della prova in materia di prescrizione e sui limiti alla presentazione di nuove doglianze nel giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il delitto di ricettazione di merce contraffatta, confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due specifici motivi di contestazione volti a ribaltare l’esito del giudizio.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

L’imputato ha basato il proprio ricorso su due argomentazioni principali:

1. La prescrizione del reato: sosteneva che il reato si fosse estinto per il decorso del tempo, assumendo per la prima volta in sede di Cassazione che la data di consumazione del reato fosse antecedente a quella contestata nel processo.
2. Il mancato riconoscimento di un’attenuante: lamentava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante di particolare tenuità prevista per il reato di ricettazione.

La Corte Suprema ha respinto entrambe le argomentazioni, giudicando il ricorso nel suo complesso inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi, fornendo una chiara spiegazione giuridica per la loro reiezione.

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo alla prescrizione, i giudici hanno evidenziato la sua mancanza di specificità. Hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui il ricorrente che invoca la prescrizione per la prima volta in Cassazione, sulla base di una diversa data di consumazione del reato, ha un preciso onere della prova. Egli deve fornire elementi “incontrovertibili”, cioè prove certe e non smentibili, che confermino la sua affermazione. In assenza di tali elementi, la doglianza è considerata generica e non può essere accolta.

In merito al secondo motivo, concernente la circostanza attenuante, la Corte lo ha dichiarato inammissibile per una ragione procedurale cruciale: la questione non era mai stata sollevata nel precedente giudizio d’appello. Questo vizio determina una “interruzione della catena devolutiva“. In altre parole, il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito dove poter sollevare questioni nuove, ma un giudizio di legittimità limitato ai motivi specificamente presentati nei gradi precedenti. Introdurre un nuovo argomento in questa fase non è consentito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria sulla rigorosità del processo penale e sulle regole che governano le impugnazioni. La decisione sottolinea due aspetti fondamentali:

1. Onere della prova rafforzato: Chi intende far valere la prescrizione in Cassazione sulla base di fatti nuovi (come una diversa data del reato) deve supportare la propria richiesta con prove solide e inconfutabili. Non sono ammesse mere allegazioni.
2. Principio di devoluzione: Le questioni da sottoporre alla Corte di Cassazione devono essere state precedentemente dibattute nel giudizio di appello. Non è possibile “riservarsi” argomenti per l’ultimo grado di giudizio.

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Chi ha l’onere della prova se la prescrizione viene eccepita per la prima volta in Cassazione sostenendo una data del reato diversa da quella contestata?
Secondo la sentenza, l’onere di riscontrare tale affermazione spetta al ricorrente, il quale deve fornire elementi incontrovertibili e idonei da soli a confermare che il reato è stato consumato in data anteriore.

È possibile presentare in Cassazione un motivo di ricorso non sollevato nel giudizio d’appello?
No, non è consentito. La Corte afferma che la proponibilità per la prima volta in sede di legittimità di questioni che non abbiano costituito oggetto di motivi di gravame (appello) non è permessa, poiché interrompe la cosiddetta “catena devolutiva”.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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