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Ricorso inammissibile: omicidio e nesso causale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per omicidio preterintenzionale aggravato. Il ricorso è stato giudicato generico e reiterativo, in quanto non affrontava adeguatamente la motivazione della Corte d’Appello sul nesso causale tra le lesioni inflitte e la caduta mortale della vittima. La Suprema Corte ha confermato la condanna, obbligando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione si Pronuncia su Omicidio Preterintenzionale e Nesso di Causalità

L’Ordinanza n. 47169 del 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta formulazione dei ricorsi, evidenziando come la genericità dei motivi conduca inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Il caso in esame riguarda una condanna per omicidio preterintenzionale aggravato, dove la difesa ha tentato, senza successo, di mettere in discussione il nesso causale tra l’aggressione e il decesso della vittima.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di omicidio preterintenzionale aggravato, emessa dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale. Secondo la ricostruzione, l’imputato aveva aggredito la vittima, causandole lesioni che ne avevano provocato una caduta, risultata poi fatale. La sentenza di primo grado è stata integralmente confermata dalla Corte di assise di appello.

Contro la decisione di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi. Con il primo, contestava la sussistenza del nesso eziologico tra la sua condotta e la caduta mortale. Con il secondo, lamentava un’errata valutazione nel calcolo della pena (trattamento sanzionatorio).

L’Analisi della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi, concludendo per una totale inammissibilità del ricorso. Questa decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che richiedono specificità e pertinenza nelle censure mosse alle sentenze impugnate.

La Genericità del Primo Motivo sul Nesso Causale

Il cuore della pronuncia riguarda il primo motivo di ricorso. I Giudici hanno stabilito che la doglianza era meramente reiterativa e generica. In sostanza, la difesa non si è confrontata con la ratio decidendi della sentenza d’appello. La Corte territoriale aveva chiaramente motivato come la caduta fosse stata una conseguenza diretta delle lesioni inflitte dall’imputato e, quindi, eziologicamente riconducibile alla sua condotta iniziale. Il ricorrente, invece di contestare specificamente questo ragionamento, si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio. Questo atteggiamento processuale rende il motivo inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità.

L’Infondatezza del Motivo sulla Pena

Anche il secondo motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato rigettato. La Cassazione lo ha definito ‘manifestamente infondato’, poiché la Corte di appello aveva fornito una motivazione adeguata e logica per giustificare la pena inflitta, senza incorrere in vizi di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si concentra sul ruolo del giudizio di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di merito dove poter riesaminare i fatti, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge e la coerenza logica delle motivazioni delle sentenze. Un ricorso, per essere ammissibile, deve individuare con precisione i vizi della sentenza impugnata e confrontarsi criticamente con le ragioni che sorreggono la decisione. Limitarsi a riproporre le medesime tesi difensive, senza attaccare il nucleo argomentativo del giudice d’appello, trasforma il ricorso in un atto sterile e, per l’appunto, inammissibile.

Le Conclusioni: Conseguenze della Dichiarazione di Inammissibilità

La declaratoria di inammissibilità ha reso definitiva la condanna per l’imputato. Oltre a ciò, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, ha disposto il versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che consegue alla proposizione di un’impugnazione temeraria o palesemente infondata. Questa decisione ribadisce l’importanza di un approccio rigoroso e tecnicamente corretto nella redazione degli atti di impugnazione, pena severe conseguenze sia processuali che economiche.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché il primo motivo era generico e ripetitivo, non confrontandosi con la specifica motivazione della sentenza d’appello, mentre il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato.

Qual era il punto centrale contestato dall’imputato riguardo alla sua condotta?
L’imputato contestava il nesso di causalità tra le lesioni che aveva inflitto e la successiva caduta che aveva causato la morte della vittima, sostenendo che i due eventi non fossero direttamente collegati. La Corte ha ritenuto tale motivo generico, poiché la sentenza d’appello aveva già stabilito che la caduta era una conseguenza eziologica della condotta dell’imputato.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito di questo ricorso inammissibile?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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