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Ricorso inammissibile: nuovi motivi in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto in abitazione. Il motivo è che l’imputato ha sollevato la questione della recidiva per la prima volta in Cassazione, un argomento non presentato nel precedente atto di appello. La Corte ribadisce che non si possono introdurre nuove censure in sede di legittimità, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello non Possono Essere Cambiati in Cassazione

Nel complesso iter della giustizia penale, le regole procedurali sono fondamentali per garantire l’ordine e la certezza del diritto. Un principio cardine è che i motivi di impugnazione devono essere cristallizzati nei gradi di merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza questo concetto, dichiarando un ricorso inammissibile perché basato su una censura mai sollevata in precedenza. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per furto in abitazione, emessa dal Tribunale di Firenze nel 2018. La sentenza è stata oggetto di un lungo percorso processuale. Inizialmente, la Corte di Appello di Firenze aveva emesso una pronuncia nel 2019, che è stata successivamente annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione nel 2020. L’annullamento, tuttavia, era limitato a un aspetto specifico: la valutazione del trattamento sanzionatorio alla luce di una nuova normativa introdotta nel 2017.

La Corte di Appello, in sede di rinvio, ha riesaminato il caso attenendosi ai principi indicati dalla Cassazione e, nel 2024, ha confermato la condanna originaria. L’imputato ha quindi proposto un nuovo ricorso per Cassazione, questa volta sollevando un unico motivo: un presunto vizio di motivazione riguardo alla sussistenza della recidiva specifica e infraquinquennale.

Il Ricorso Inammissibile nella Decisione della Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente. La decisione si fonda su un punto procedurale cruciale: il motivo di ricorso relativo alla recidiva era una questione completamente nuova, mai sollevata nell’atto di appello originale del 2018. La Cassazione ha sottolineato che non è consentito introdurre nuove censure per la prima volta in sede di legittimità, specialmente se queste non erano state sottoposte all’esame del giudice d’appello.

Inoltre, la Corte ha precisato che il precedente annullamento con rinvio aveva un perimetro ben definito e non riguardava la recidiva, ma unicamente l’applicabilità di una specifica modifica normativa. Di conseguenza, il nuovo giudizio della Corte di Appello era vincolato a quel tema e il ricorrente non poteva sfruttare questa fase per ampliare l’oggetto del contendere.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte di Cassazione si articola su due pilastri fondamentali. In primo luogo, il principio della devoluzione, secondo cui il giudice dell’impugnazione può decidere solo sui punti della sentenza che sono stati specificamente contestati. Poiché l’imputato non aveva mai contestato l’applicazione della recidiva nel suo atto di appello, la questione era da considerarsi definita e non più discutibile.

In secondo luogo, la Corte ha osservato che il ricorrente non si è confrontato con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte di Appello, infatti, aveva fornito un percorso argomentativo logico e coerente per confermare il trattamento sanzionatorio, tenendo conto delle indicazioni della Cassazione. Ignorare questa motivazione e presentare un motivo di ricorso nuovo e non pertinente ha reso l’impugnazione priva di fondamento e, quindi, inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un importante monito per la pratica legale. Evidenzia l’importanza strategica di formulare un atto di appello completo ed esaustivo, sollevando sin da subito tutte le possibili censure contro la sentenza di primo grado. Sperare di introdurre nuovi argomenti in Cassazione è una strategia destinata al fallimento, che conduce a una declaratoria di inammissibilità. Le conseguenze non sono solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo, previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, di pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. La decisione ribadisce che il processo ha delle fasi e dei limiti invalicabili, posti a garanzia della funzionalità e della certezza del sistema giudiziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché sollevava un motivo nuovo – una censura sulla recidiva – che non era stato presentato nel precedente atto di appello, contravvenendo al principio che vieta di introdurre nuove questioni per la prima volta in Cassazione.

Cosa significa “annullamento con rinvio” in questo caso?
Significa che la Corte di Cassazione aveva precedentemente annullato una decisione della Corte d’Appello, ma solo riguardo a un punto specifico (il trattamento sanzionatorio), e aveva rimandato il caso allo stesso giudice per una nuova valutazione limitatamente a quell’aspetto.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata quantificata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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