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Ricorso inammissibile: no Riforma Cartabia per la querela

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto. La ricorrente sosteneva, tra l’altro, l’improcedibilità per mancanza di querela secondo la Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che l’inammissibilità del motivo principale del ricorso, che chiedeva un riesame dei fatti, impedisce di valutare la questione della procedibilità, rendendo la condanna definitiva.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Forma Blocca la Sostanza e la Riforma Cartabia

L’ordinanza in esame offre uno spunto cruciale sulla procedura penale, dimostrando come un ricorso inammissibile possa precludere l’applicazione di norme favorevoli sopravvenute, come quelle introdotte dalla Riforma Cartabia in tema di querela. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ribadisce i confini del proprio giudizio e le conseguenze di un’impugnazione mal formulata. Analizziamo la vicenda e i principi di diritto che ne emergono.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per il reato di furto aggravato (artt. 624 e 625 c.p.), emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Napoli. La condanna prevedeva una pena di sei mesi di reclusione e una multa. L’imputata, ritenuta responsabile in quanto intestataria e fruitrice di un’utenza di energia elettrica, decideva di presentare ricorso per Cassazione tramite il suo difensore, basandolo su due motivi principali:

1. Vizio di motivazione: Si contestava l’insufficienza e la manifesta illogicità della motivazione con cui i giudici di merito avevano accertato la sua responsabilità penale.
2. Improcedibilità dell’azione penale: Si richiedeva l’applicazione della cosiddetta “Riforma Cartabia” (D.Lgs. 150/2022), che, nelle more del processo, aveva reso il reato di furto perseguibile a querela di parte. Poiché tale querela mancava, si chiedeva di dichiarare l’improcedibilità.

La Decisione della Cassazione e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nel rapporto tra i due motivi di ricorso. La Corte ha prima esaminato il motivo relativo al vizio di motivazione, ritenendolo palesemente infondato. Secondo la giurisprudenza consolidata, la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può procedere a una “rilettura” degli elementi di fatto o a una nuova e diversa valutazione delle prove, compiti che spettano esclusivamente al Tribunale e alla Corte d’Appello. Il primo motivo di ricorso, in sostanza, chiedeva alla Corte di fare proprio questo: rivalutare le circostanze già esaminate dai giudici precedenti. Questo tentativo è stato respinto in quanto esula dai poteri della Suprema Corte.

È qui che si innesta il principio decisivo: l’inammissibilità del primo motivo ha un effetto preclusivo sul secondo. La Corte afferma che, a causa del ricorso inammissibile, non si è instaurato un valido rapporto processuale. Di conseguenza, non è possibile prendere in considerazione la questione della mancanza di querela, sebbene questa sia una condizione di procedibilità introdotta da una legge successiva e più favorevole.

Le motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza si basano su un principio cardine della procedura penale: l’inammissibilità di un ricorso ne cristallizza il contenuto al momento della sua presentazione e impedisce l’esame di questioni sopravvenute. La Corte ha richiamato un orientamento consolidato, già espresso dalle Sezioni Unite, secondo cui l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di dichiarare l’improcedibilità per mancanza di querela introdotta da una norma successiva.

In pratica, il ricorso è stato considerato “viziato all’origine” perché proponeva censure non consentite in sede di legittimità (la richiesta di rivalutazione dei fatti). Questo vizio originario ha contaminato l’intero atto, rendendolo inidoneo a introdurre validamente il giudizio di Cassazione. Senza un giudizio validamente instaurato, la Corte non ha il potere di applicare le nuove disposizioni della Riforma Cartabia. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e l’imputata è stata anche condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le conclusioni

Questa ordinanza lancia un messaggio chiaro sull’importanza della tecnica redazionale dei ricorsi per Cassazione. Un’impugnazione che non rispetti i limiti del giudizio di legittimità e si risolva in una mera richiesta di riesame del merito è destinata a essere dichiarata inammissibile. La conseguenza, come dimostra questo caso, può essere particolarmente grave: la preclusione della possibilità di beneficiare di modifiche normative favorevoli, come l’estensione della procedibilità a querela. La forma, in questo contesto, diventa sostanza, e un errore procedurale può impedire l’applicazione di un diritto sostanziale, con effetti definitivi sulla libertà personale dell’imputato.

Perché la Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il motivo principale sollevato dall’imputata non era una critica sulla corretta applicazione della legge, ma una richiesta di rivalutare le prove e i fatti del processo. Questo tipo di valutazione è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non della Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità.

Se un reato diventa procedibile a querela dopo la condanna, si può sempre beneficiare della mancanza di querela?
No. Secondo questa ordinanza, se il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è inammissibile per altri motivi (come una richiesta di riesame dei fatti), la Corte non può esaminare la questione della procedibilità. L’inammissibilità del ricorso impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, preclude l’applicazione della nuova norma più favorevole.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata. Inoltre, la persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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