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Ricorso inammissibile: no all’improcedibilità

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso inammissibile prevale sulla declaratoria di improcedibilità. Nel caso specifico, un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale ha presentato un ricorso con motivi infondati. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che tale vizio impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, preclude al giudice di poter rilevare la causa di improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del processo d’appello.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione chiarisce la sua prevalenza sull’improcedibilità

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale della procedura penale: la declaratoria di un ricorso inammissibile ha la precedenza sulla possibile declaratoria di improcedibilità del processo per decorso dei termini. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di lunga data, estendendone l’applicazione anche al nuovo istituto dell’improcedibilità introdotto dalla Riforma Cartabia, chiarendo che un’impugnazione viziata non può attivare i meccanismi di estinzione del processo.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un cittadino straniero per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Dopo la conferma della condanna da parte della Corte di Appello di Bari, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, affidandosi a tre motivi principali:

1. La violazione delle norme sulla traduzione degli atti, lamentando la mancata traduzione del decreto di fissazione dell’udienza d’appello.
2. L’errata valutazione dell’elemento psicologico del reato di resistenza, sostenendo che non fosse chiaro l’intento specifico di opporsi all’atto d’ufficio.
3. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, criticando la valutazione del giudice di merito.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, pur riconoscendo la potenziale infondatezza dei motivi, aveva richiesto l’annullamento senza rinvio della sentenza per intervenuta improcedibilità dell’azione penale, essendo decorso il termine massimo di durata del giudizio di secondo grado.

Il ricorso inammissibile e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha disatteso la richiesta del Procuratore Generale, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati e generici. Nello specifico:

* La questione della mancata traduzione è stata giudicata tardiva, in quanto la nullità, di ordine generale ma a regime intermedio, avrebbe dovuto essere eccepita prima, sanandosi in caso contrario.
* Il motivo sull’elemento psicologico è stato considerato generico, a fronte di un accertamento di merito che aveva chiaramente individuato la volontà dell’imputato di sottrarsi al controllo dei militari.
* La critica sul mancato riconoscimento delle attenuanti è stata liquidata come una censura in fatto sull’esercizio del potere discrezionale del giudice, correttamente motivato sulla base della condotta dell’imputato.

La Corte ha quindi concentrato la propria attenzione sul rapporto tra l’inammissibilità del ricorso e l’improcedibilità, giungendo a una conclusione di fondamentale importanza processuale.

Le motivazioni: L’Inammissibilità Prevale sull’Improcedibilità

Il cuore della sentenza risiede nell’affermazione del principio secondo cui l’inammissibilità dell’impugnazione è una questione pregiudiziale che impedisce al giudice di esaminare qualsiasi altra questione, inclusa l’improcedibilità.

La Corte ha spiegato che la presentazione di un ricorso inammissibile non riesce a instaurare un valido rapporto processuale. Di conseguenza, il giudice dell’impugnazione non viene investito del potere di cognizione e decisione sul merito del processo. Questo principio, già consolidato dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza Ricci) in relazione alla prescrizione del reato, viene ora esteso con fermezza anche al nuovo istituto dell’improcedibilità per superamento dei termini di durata del processo (art. 344-bis c.p.p.).

Secondo la Corte, l’improcedibilità, pur essendo una ‘prescrizione processuale’, presuppone l’esistenza di un giudizio di impugnazione regolarmente e validamente instaurato. Un’impugnazione inammissibile, invece, vizia geneticamente l’atto introduttivo, impedendo che la fase processuale possa dirsi correttamente avviata. Pertanto, l’accertamento dell’inammissibilità precede logicamente e cronologicamente ogni altra valutazione.

In altre parole, la declaratoria di inammissibilità ha un carattere meramente ricognitivo di una situazione già esistente al momento della proposizione del ricorso, e determina la formazione del cosiddetto ‘giudicato sostanziale’. La sentenza impugnata diventa intangibile non perché il giudice dell’impugnazione lo decide, ma perché l’atto che doveva innescare la sua revisione era ab origine inefficace.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione ha notevoli implicazioni pratiche. Innanzitutto, essa disincentiva la presentazione di ricorsi meramente dilatori o pretestuosi, finalizzati unicamente a far maturare i termini di improcedibilità. Viene ribadito che il rispetto delle regole processuali per l’accesso ai mezzi di impugnazione è un presupposto indefettibile per poter beneficiare di istituti, come l’improcedibilità, volti a garantire la ragionevole durata di un processo validamente pendente.

In secondo luogo, la sentenza rafforza l’onere per la difesa di redigere atti di impugnazione specifici, pertinenti e giuridicamente fondati. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma preclude la possibilità di far valere cause di non punibilità maturate nel frattempo, cristallizzando la condanna subita nel grado precedente.

In definitiva, la Suprema Corte ha confermato che la correttezza procedurale è un valore che non può essere sacrificato sull’altare della ragionevole durata del processo, chiarendo che quest’ultima garanzia si applica solo ai processi legittimamente incardinati.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle Ammende.

La causa di improcedibilità per decorso dei termini può essere dichiarata se il ricorso è inammissibile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’inammissibilità del ricorso è una questione pregiudiziale che prevale su tutto. Poiché un ricorso inammissibile non instaura un valido rapporto processuale, il giudice non ha il potere di dichiarare l’improcedibilità, anche se i termini massimi di durata del processo sono scaduti.

La mancata traduzione di un atto a un imputato straniero è sempre causa di nullità?
Non necessariamente. Come chiarito dalla sentenza, la nullità derivante dall’omessa traduzione di un atto (come il decreto di fissazione dell’udienza) è una nullità a ‘regime intermedio’. Ciò significa che deve essere eccepita dalla parte interessata entro termini specifici. Se l’eccezione non viene sollevata tempestivamente, la nullità si considera sanata e non può essere fatta valere per la prima volta in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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