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Ricorso inammissibile: no alla querela tardiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25587/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per furto aggravato. La Corte ha stabilito che l’inammissibilità dei motivi principali del ricorso impedisce di esaminare la questione della procedibilità del reato alla luce della Riforma Cartabia, che ha introdotto la necessità della querela. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 30 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile e Riforma Cartabia: la Cassazione fa chiarezza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema procedurale di grande rilevanza: gli effetti di un ricorso inammissibile sulla possibilità di applicare norme più favorevoli sopravvenute, come quelle introdotte dalla Riforma Cartabia in tema di procedibilità a querela. La decisione ribadisce un principio fondamentale: un’impugnazione viziata alla radice non può diventare il veicolo per beneficiare di novità legislative. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per furto aggravato emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, pur dichiarando prescritto uno dei reati contestati, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato per il reato residuo, rideterminando la pena. Contro questa decisione, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Speranza nella Riforma Cartabia

I motivi presentati dalla difesa erano di duplice natura.

La contestazione sulla responsabilità penale

Il primo motivo criticava la sentenza d’appello per insufficienza e manifesta illogicità della motivazione. In sostanza, la difesa contestava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove e accertato la colpevolezza dell’imputato.

L’appello alla mancanza di querela

Il secondo motivo, di natura puramente procedurale, si basava su una novità legislativa intervenuta dopo la sentenza d’appello: la cosiddetta “Riforma Cartabia” (D.lgs. 150/2022). Questa riforma ha reso il reato di furto, in determinate circostanze, procedibile solo a seguito di querela della persona offesa. Poiché nel caso di specie la querela mancava, la difesa chiedeva alla Cassazione di dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale.

La Decisione della Corte: il Principio del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito della questione legata alla Riforma Cartabia. La decisione si fonda su un consolidato principio di diritto processuale, che funge da barriera invalicabile per le impugnazioni che presentano vizi originari.

Le Motivazioni

La Corte ha innanzitutto liquidato il primo motivo di ricorso, qualificandolo come un tentativo di ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto. I giudici supremi hanno ribadito che il loro ruolo nel giudizio di legittimità non è quello di rivalutare le prove, compito esclusivo dei giudici di merito, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Proporre una diversa interpretazione delle risultanze processuali è un’operazione non consentita in sede di Cassazione e rende, di per sé, il ricorso inammissibile.

È proprio questa inammissibilità originaria a precludere l’esame del secondo motivo. La Corte ha spiegato che la presentazione di un ricorso inammissibile non è idonea a costituire un valido rapporto processuale. Di conseguenza, se l’impugnazione è viziata fin dall’inizio, il giudice dell’impugnazione non ha il potere di esaminare questioni sopravvenute, come la mancanza di una condizione di procedibilità introdotta da una nuova legge. In altre parole, non si può utilizzare un ricorso palesemente infondato o errato come “grimaldello” per beneficiare di una norma favorevole successiva. La porta del giudizio di legittimità, in questi casi, resta chiusa.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento rigoroso e consolidato. L’inammissibilità di un ricorso agisce come un filtro che blocca l’intero procedimento di impugnazione, rendendo irrilevante qualsiasi questione che si sarebbe potuta sollevare in un contesto processuale valido. La lezione pratica è chiara: affinché una questione, anche se fondata su una modifica legislativa favorevole, possa essere esaminata dalla Corte di Cassazione, è necessario che il ricorso nel suo complesso superi il vaglio preliminare di ammissibilità. In mancanza di motivi validi, la sentenza impugnata diventa definitiva, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso in esame.

È possibile sollevare la questione della mancanza di querela, richiesta dalla Riforma Cartabia, se il ricorso in Cassazione è basato su altri motivi inammissibili?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il ricorso è inammissibile per i suoi motivi originari (ad esempio, perché chiede una rivalutazione dei fatti), non si instaura un valido rapporto processuale. Di conseguenza, la Corte non può esaminare la questione della sopravvenuta improcedibilità per mancanza di querela.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può compiere una ‘rilettura’ degli elementi di fatto?
Significa che la Corte Suprema non è un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Il suo compito non è rivalutare le prove per decidere sulla colpevolezza, ma solo controllare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta tre conseguenze principali: la sentenza impugnata diventa definitiva, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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