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Ricorso inammissibile: no a rilettura prove in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per falsa testimonianza. La decisione si fonda sul principio che il ricorso non può limitarsi a proporre una diversa e alternativa ricostruzione dei fatti o una rilettura degli elementi probatori, ambiti riservati ai giudici di merito. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce il divieto di rilettura delle prove

Con l’ordinanza n. 11330 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i limiti del giudizio di legittimità. Il caso in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere perché un ricorso inammissibile viene dichiarato tale quando, invece di censurare vizi di legge, si tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti già ampiamente scrutinati nei gradi di merito.

I fatti del processo e la condanna d’Appello

Il procedimento nasce da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, che lo aveva condannato per il reato di falsa testimonianza, previsto dall’art. 372 del codice penale. L’imputato, non accettando la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di secondo grado, decideva di rivolgersi alla Suprema Corte, articolando tre motivi di ricorso e depositando una memoria difensiva a supporto delle proprie tesi.

Il nucleo delle censure mosse dal ricorrente era chiaro: contestare nel merito la valutazione delle prove e la ricostruzione della vicenda criminosa effettuate dalla Corte d’Appello, proponendone una propria, diversa e alternativa.

La decisione della Corte: il ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e la memoria, concludendo per una declaratoria di inammissibilità. Secondo i giudici, le doglianze del ricorrente, pur formalmente presentate come vizi di legittimità, miravano in realtà a una non consentita rilettura degli elementi probatori. Un’operazione, questa, preclusa in sede di Cassazione, il cui compito non è quello di giudicare nuovamente il fatto, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Le motivazioni: il divieto di rilettura delle prove e il ruolo della Cassazione

La Corte ha sottolineato come la sentenza della Corte d’Appello fosse basata su un’analisi approfondita e globale di tutte le prove acquisite. I giudici di merito avevano utilizzato un “puntuale e logico apparato argomentativo”, giungendo a una ricostruzione dei fatti non censurabile in sede di legittimità. Le censure del ricorrente, al contrario, non si confrontavano realmente con la logica della decisione impugnata, ma si limitavano a prospettare una diversa interpretazione delle prove, senza evidenziare autentici vizi di legge o palesi illogicità nella motivazione.

Il giudizio della Corte di Cassazione è un controllo di legittimità, non un terzo grado di merito. Pertanto, non è possibile chiedere ai giudici supremi di riesaminare le testimonianze o di valutare diversamente i documenti per arrivare a una conclusione diversa da quella dei giudici di Appello. Questo principio è un pilastro del nostro sistema processuale e serve a garantire la stabilità delle decisioni e a definire chiaramente le competenze dei diversi organi giurisdizionali.

Le conclusioni: le conseguenze del ricorso inammissibile e le implicazioni pratiche

La declaratoria di ricorso inammissibile ha comportato due conseguenze dirette per il ricorrente. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per scoraggiare ricorsi palesemente infondati o dilatori. Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione: il ricorso deve concentrarsi esclusivamente su questioni di diritto (violazione di legge) o su vizi logici manifesti della motivazione, senza mai tentare di trasformare il giudizio di legittimità in un nuovo processo sui fatti.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure del ricorrente non riguardavano violazioni di legge, ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività precluse nel giudizio di legittimità.

Cosa non si può chiedere alla Corte di Cassazione in un ricorso penale?
Non si può chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare nel merito gli elementi di prova (come testimonianze o documenti) per proporre una ricostruzione della vicenda criminosa alternativa a quella, logicamente motivata, dei giudici dei gradi precedenti.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In base a questa ordinanza, la declaratoria di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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