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Ricorso inammissibile: No a nuova valutazione prove

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21506/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile di due imputati condannati per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o le prove, compito esclusivo dei giudici di merito. Un ricorso è stato respinto perché le critiche erano generiche, l’altro perché chiedeva una ‘rilettura’ del materiale probatorio, un’attività non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione non può rivalutare le prove

Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna, spera di ottenere una revisione del suo caso. Tuttavia, non tutti i ricorsi arrivano a un esame approfondito. La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del giudizio di legittimità, confermando che un ricorso inammissibile è quello che, invece di denunciare errori di diritto, tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove, un compito che non spetta alla Suprema Corte.

Il Contesto del Caso: i Due Ricorsi

Due soggetti, condannati in primo e secondo grado per reati legati allo spaccio di stupefacenti, hanno presentato ricorso separato alla Corte di Cassazione. La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la loro colpevolezza, riconoscendo le circostanze attenuanti generiche come equivalenti alla recidiva.

La Posizione del Primo Ricorrente

Il primo imputato ha basato il suo ricorso su un unico motivo: la presunta totale mancanza di motivazione da parte dei giudici d’appello riguardo alla possibile applicazione di cause di proscioglimento. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente considerato questa possibilità.

Le Doglianze del Secondo Ricorrente

Il secondo imputato ha lamentato la nullità della sentenza per carenza di motivazione e per l’errata applicazione della legge penale. In sostanza, sosteneva che avrebbe dovuto essere assolto per uno specifico capo d’imputazione e che la Corte d’Appello non aveva giustificato a sufficienza la sua decisione.

La Decisione della Cassazione: I Limiti del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto entrambi i ricorsi, dichiarandoli manifestamente infondati e inammissibili. La decisione si basa su un principio cardine del nostro sistema processuale: la netta distinzione tra il giudizio di merito (primo e secondo grado) e il giudizio di legittimità (Cassazione).

Il Divieto di “Rilettura” degli Elementi di Fatto

Per il secondo ricorrente, la Corte è stata particolarmente netta. Le sue lamentele, sebbene formalmente presentate come vizi di motivazione e di legge, si traducevano in una richiesta di rivisitazione del compendio probatorio. In altre parole, chiedeva alla Cassazione di fare ciò che è espressamente vietato: riesaminare le prove (come le intercettazioni) e dare una valutazione diversa da quella data dai giudici di merito. La Corte ha ricordato che il suo potere non è quello di una “terza istanza” sul fatto, ma solo di controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte sono state chiare e dirette. Il primo ricorso è stato giudicato infondato perché non si confrontava realmente con l’articolata motivazione della sentenza impugnata. I giudici di merito avevano infatti spiegato in modo esauriente gli elementi che provavano i reati, basandosi anche su ammissioni della stessa difesa circa l’uso di un’utenza telefonica intercettata. La critica del ricorrente è stata quindi ritenuta generica e non pertinente.

Per quanto riguarda il secondo ricorso, la sua inammissibilità deriva dal tentativo di trasformare la Corte di Cassazione in un giudice di merito. La Corte ha citato precedenti sentenze delle Sezioni Unite per ribadire che “esula dai poteri della Corte di cassazione quello di una ‘rilettura’ degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione”. La valutazione delle prove è riservata in via esclusiva al giudice di merito, e la mera prospettazione di una valutazione alternativa e più favorevole all’imputato non costituisce un valido motivo di ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conseguenza diretta di questa decisione è la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno. A livello più generale, l’ordinanza riafferma un principio fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso inammissibile in Cassazione: i motivi devono riguardare esclusivamente errori di diritto (vizi di legittimità) e non tentare di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti. Una strategia difensiva che non rispetta questo confine è destinata al fallimento e a ulteriori costi per l’imputato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile?
La Corte lo ha dichiarato inammissibile perché il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma chiedeva di rivalutare le prove e i fatti del processo, un’attività che è riservata esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (giudici di merito) e non rientra nei poteri della Cassazione.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può “ri-leggere” le prove?
Significa che la Corte non può esaminare nuovamente il materiale probatorio (come testimonianze o intercettazioni) per trarne un convincimento diverso da quello del giudice di merito. Il suo compito è solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria, senza entrare nel merito della valutazione fattuale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Le conseguenze sono la conferma definitiva della sentenza impugnata, l’impossibilità di esaminare il merito delle questioni sollevate e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una somma di tremila euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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