LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: no a nuova valutazione prove

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per reati previsti dagli artt. 681 c.p. e 256 D.Lgs. 152/2006. La Corte ribadisce che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti o delle prove, ma serve solo a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato, in quanto si limitava a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello, tentando di ottenere una ricostruzione dei fatti alternativa e non consentita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma il Divieto di Rivalutare le Prove

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Quando un ricorso si limita a proporre una diversa lettura delle prove già vagliate dai giudici dei gradi precedenti, è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile. Questa decisione sottolinea come il ruolo della Suprema Corte sia quello di garante della corretta applicazione della legge e non di giudice del fatto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna alla pena di quattro mesi di arresto, inflitta dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. Le accuse riguardavano i reati previsti dall’articolo 681 del codice penale e dall’articolo 256 del D.Lgs. 152/2006. L’imputato, ritenendo errata la valutazione delle prove e viziata la motivazione della sentenza di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso denunciavano una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse omesso di considerare elementi emersi durante il processo, arrivando persino a travisare le prove.

L’Analisi del Ricorso Inammissibile da Parte della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, qualificandoli come manifestamente infondati. I giudici hanno osservato che le doglianze presentate non erano altro che una reiterazione di argomenti già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. La difesa, infatti, non ha sollevato questioni di legittimità – ovvero di corretta interpretazione e applicazione delle norme – ma ha tentato di sollecitare una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio.

Questo approccio è precluso nel giudizio di Cassazione. La Corte ha chiarito che non è consentita una ricostruzione dei fatti basata su criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito. L’imputato, in sostanza, chiedeva alla Suprema Corte di sostituire la propria valutazione a quella, logicamente argomentata, dei giudici di appello, un’operazione non permessa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata corretta, adeguata e immune da vizi logici. I giudici di secondo grado avevano fondato la loro decisione su elementi concreti, integrando la motivazione della sentenza di primo grado. In particolare, si faceva riferimento agli accertamenti della polizia giudiziaria – come la verifica di 139 autovetture presenti nel parcheggio del locale – e alle dichiarazioni testimoniali che confermavano lo svolgimento di un evento affollato con la presenza di un DJ.

Di fronte a una motivazione così ancorata ai fatti e logicamente coerente, le censure dell’imputato sono apparse come un mero tentativo di proporre una lettura alternativa delle prove, senza dimostrare un reale vizio di motivazione o un travisamento della prova. La Corte ha richiamato consolidata giurisprudenza, secondo cui proporre una diversa interpretazione degli elementi probatori non è consentito in Cassazione, a meno che non si dimostri un errore manifesto e decisivo nella lettura di un atto processuale, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso come Limite al Giudizio di Cassazione

La decisione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Tale esito comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche conseguenze economiche per il ricorrente. In linea con la prassi, la Corte lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è giustificata dalla colpa del ricorrente nell’aver promosso un’impugnazione priva dei requisiti di legge. L’ordinanza, quindi, serve da monito: il ricorso per Cassazione è uno strumento per tutelare la legalità, non per tentare all’infinito di ottenere una decisione più favorevole sui fatti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era manifestamente infondato e mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti, attività che non è permessa nel giudizio di Cassazione, il quale si limita a un controllo di legittimità.

Su quali elementi si basava la condanna confermata dalla Corte d’Appello?
La condanna si basava su accertamenti concreti effettuati dalla polizia giudiziaria (come la conta di 139 autovetture in un parcheggio) e sulle dichiarazioni di testimoni che confermavano lo svolgimento di un evento con molto pubblico e la presenza di un DJ.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati