Ricorso Inammissibile: la Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio
Quando un imputato viene condannato sia in primo grado che in appello, l’ultima via percorribile è il ricorso alla Corte di Cassazione. Tuttavia, è fondamentale comprendere i limiti di questo strumento. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un pretesto per richiedere una nuova valutazione dei fatti. Il caso in esame ha portato a una dichiarazione di ricorso inammissibile, offrendo un chiaro esempio di quali motivi di doglianza non possono trovare accoglimento in sede di legittimità.
I Fatti del Processo
Il ricorrente era stato condannato in primo grado e in Corte d’Appello per il reato di estorsione. La sua condanna si basava principalmente sulle dichiarazioni rese dalla persona offesa e da un collaboratore di giustizia. Insoddisfatto della sentenza di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione delle norme sulla valutazione della prova (art. 192 c.p.p.) e un vizio di motivazione. Sostanzialmente, il ricorrente contestava l’attendibilità delle testimonianze a suo carico e proponeva una ricostruzione dei fatti alternativa, già presentata e rigettata dai giudici di merito.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi addotti dal ricorrente erano meramente reiterativi delle argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Invece di evidenziare vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o difetti logici evidenti nella motivazione), il ricorso si limitava a criticare l’interpretazione del materiale probatorio, chiedendo di fatto ai giudici supremi una rilettura degli elementi di prova.
Le Motivazioni: i Limiti del Giudizio di Legittimità
La Corte ha spiegato che il suo ruolo non è quello di un “terzo giudice del fatto”. Il giudizio di legittimità ha il compito di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e la corretta applicazione delle norme processuali, non di stabilire se la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito sia quella “giusta” o preferibile rispetto a un’altra.
Nel caso specifico, i giudici di appello avevano fornito una motivazione “esaustiva e conforme alle risultanze processuali”, spiegando in modo logico e coerente perché le dichiarazioni della persona offesa e del collaboratore di giustizia fossero attendibili e supportate da altri elementi. La Corte di Cassazione ha sottolineato che tale valutazione è un apprezzamento di fatto che non può essere censurato in sede di legittimità, a meno che non emerga una “manifesta illogicità” o una “contraddittorietà” palese, elementi che nel caso in esame non sono stati riscontrati.
La decisione, inoltre, evidenzia come sia fisiologico, in presenza di una “doppia conforme” (condanna sia in primo che in secondo grado), che la motivazione d’appello riprenda le argomentazioni del primo giudice, purché lo faccia in modo critico e completo, come avvenuto in questa circostanza.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: un ricorso per Cassazione ha possibilità di successo solo se si concentra su specifici errori di diritto o su vizi logici macroscopici della motivazione, e non se tenta di rimettere in discussione l’analisi delle prove. Dichiarando il ricorso inammissibile, la Corte non solo ha posto fine al percorso giudiziario dell’imputato, ma lo ha anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende. Questo serve da monito: l’accesso alla Suprema Corte deve essere ponderato e fondato su motivi solidi che rientrino strettamente nei limiti del giudizio di legittimità.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era aspecifico e si limitava a riproporre le stesse doglianze sulla ricostruzione dei fatti e sulla valutazione delle prove già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. In pratica, chiedeva alla Cassazione un nuovo giudizio sul merito, che esula dalle sue competenze.
Qual è il ruolo della Corte di Cassazione secondo questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito è quello di giudizio di legittimità, ovvero verificare che i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.
È possibile contestare l’attendibilità di un testimone davanti alla Corte di Cassazione?
Non direttamente. La valutazione dell’attendibilità di un testimone è un apprezzamento di fatto riservato ai giudici di merito (primo grado e appello). In Cassazione si può contestare tale valutazione solo se la motivazione della sentenza impugnata risulta manifestamente illogica, contraddittoria o incompleta, ma non si può chiedere alla Corte di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7899 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 7899 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 14/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a LENTINI il 03/09/1958
avverso la sentenza del 23/01/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
NN
N
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOMECOGNOME
ritenuto che l’unico motivo di impugnazione con cui il ricorrente lamenta violazione dell’art. 192 cod. proc. pen. e vizio di motivazione in ordine all’affermazione di responsabilità nonché in relazione all’attendibilità della persona offesa e del collaboratore di giustizia NOME COGNOME è aspecifico in quanto reiterativo di medesime doglianze inerenti alla ricostruzione dei fatti e all’interpretazione del materiale probatorio già espresse in sede di appello ed affrontate in termini precisi e concludenti dalla Corte territoriale nonché articolato esclusivamente in fatto e, quindi, proposto al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità, restando estranei ai poteri della Corte di cassazione quello di una rilettura degli elementi probatori posti a fondamento della decisione o l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti;
rilevato che i giudici di appello, con motivazione esaustiva e conforme alle risultanze processuali, che riprende le argomentazioni del giudice di primo grado come è fisiologico in presenza di una doppia conforme, hanno indicato la pluralità di elementi idonei a dimostrare la penale responsabilità del ricorrente in ordine al reato di estorsione (vedi pagg. da 3 a 6 della sentenza impugnata), tale ricostruzione, in nessun modo censurabile sotto il profilo della completezza e della razionalità, è fondata su apprezzamenti di fatto non qualificabili in termini di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perciò insindacabili in questa sede;
rilevato che la versione dei fatti offerta dalla persona offesa e dal collaboratore di giustizia risulta essere stata valutata dai giudici dell’appello in maniera logica, congrua e lineare, anche in considerazione della portata dei rimanenti elementi di prova che hanno riscontrato le dichiarazioni rese dai predetti e della mancanza di elementi indiziari da cui desumere un interesse all’accusa da parte del COGNOME e del COGNOME;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 14 gennaio 2025
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