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Ricorso inammissibile: no a nuova valutazione dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per associazione di tipo mafioso ed estorsione. La sentenza ribadisce che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per una nuova valutazione dei fatti, ma deve limitarsi a censure di legittimità. Il ricorso inammissibile è la conseguenza di richieste che mirano a una rivalutazione delle prove già esaminate dai giudici di merito.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti del giudizio

Con la sentenza n. 35217/2024, la Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: i confini del giudizio di legittimità e le ragioni che portano a un ricorso inammissibile. Il caso riguarda condanne per associazione di tipo mafioso ed estorsione, ma il principio affermato ha una valenza generale. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti come un terzo giudice, ma di garantire la corretta applicazione della legge e il controllo sulla logicità della motivazione.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale nasce da una sentenza della Corte d’Appello che confermava la condanna di due soggetti. Il primo era accusato di partecipazione a un’associazione di tipo camorristico. Secondo l’accusa, egli svolgeva un ruolo di intermediario nella fornitura e nel controllo di apparecchi da gioco (videopoker) per conto del clan, garantendo al sodalizio una fonte di reddito illecita. Il suo compito era installare, manutenere e riscuotere i proventi delle macchinette, agendo da anello di congiunzione tra gli esercenti e il vertice dell’organizzazione.

Il secondo imputato era invece accusato di due episodi di estorsione, uno tentato e uno consumato, aggravati dal metodo mafioso. Le condotte contestate consistevano in richieste di denaro a commercianti, presentate come un “contributo” per gli “amici carcerati”, facendo leva sulla forza intimidatrice del clan.

I Motivi del Ricorso Inammissibile in Cassazione

Entrambi gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, cercando di smontare l’impianto accusatorio.

L’imputato per associazione mafiosa ha sostenuto che il suo contributo fosse stato solo occasionale e limitato alla sua attività lavorativa, senza una reale consapevolezza delle finalità del clan. Contestava, inoltre, l’interpretazione di alcune intercettazioni telefoniche, proponendone una lettura alternativa.

L’imputato per estorsione ha lamentato una valutazione delle prove che riteneva illogica. In particolare, ha evidenziato come le vittime non lo avessero riconosciuto, dando invece maggior peso alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Secondo la sua difesa, questo contrasto avrebbe dovuto portare a un’assoluzione per insufficienza di prove, in base al principio “oltre ogni ragionevole dubbio”.

Entrambi i ricorsi, tuttavia, miravano a un obiettivo comune: ottenere dalla Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione che esula dai poteri del giudice di legittimità e che conduce inevitabilmente a un ricorso inammissibile.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla natura del ricorso

La Suprema Corte ha respinto tutte le censure, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. I giudici hanno chiarito, ancora una volta, la differenza fondamentale tra un vizio di legittimità (come l’erronea applicazione della legge o la manifesta illogicità della motivazione) e una richiesta di rivalutazione del merito.

I ricorsi non presentavano un vero “travisamento della prova” – cioè l’utilizzo di una prova inesistente o la distorsione del suo contenuto oggettivo – ma si limitavano a proporre una lettura alternativa delle risultanze processuali, già ampiamente e logicamente valutate dalla Corte d’Appello. Sollecitare la Cassazione a scegliere tra due diverse ricostruzioni dei fatti, entrambe plausibili, non è consentito. Questo tipo di doglianza trasforma il giudizio di legittimità in un inammissibile terzo grado di merito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello adeguata, coerente e priva di vizi logici. Per quanto riguarda il partecipe all’associazione mafiosa, i giudici di merito avevano correttamente ricostruito il suo ruolo attivo, consapevole e volontario all’interno del sodalizio. Le prove, basate su dichiarazioni di collaboratori, testimonianze e intercettazioni, dimostravano una piena adesione al pactum sceleris e un contributo fondamentale alla vita dell’organizzazione.

Per l’autore delle estorsioni, la Cassazione ha confermato la correttezza della valutazione probatoria operata dalla Corte d’Appello. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia erano state adeguatamente riscontrate. Il mancato riconoscimento da parte delle persone offese non era stato considerato decisivo, in quanto i giudici avevano fornito una spiegazione logica (ad esempio, gli album fotografici mostrati non erano completi o il tempo trascorso aveva affievolito il ricordo). Inoltre, le vittime non avevano escluso che l’imputato potesse essere l’autore delle richieste estorsive. La Corte ha quindi ritenuto che non fosse stata violata la regola del giudizio “oltre ogni ragionevole dubbio”.

Conclusioni

Questa sentenza è un’importante lezione sul corretto funzionamento del processo penale e sui limiti del giudizio di Cassazione. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di un’impostazione difensiva che non si concentra sui vizi di legge, ma tenta di ottenere una terza valutazione dei fatti. La Corte Suprema non è un “super-giudice” del fatto, ma il custode della legge e della logicità delle decisioni giudiziarie. La decisione conferma che una motivazione coerente e ben argomentata, anche se basata su prove complesse come le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, è sufficiente a superare il vaglio di legittimità, precludendo ogni tentativo di rimettere in discussione il merito della vicenda.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare vizi di legittimità (come la violazione di legge o la manifesta illogicità della motivazione), chiede alla Corte una nuova valutazione dei fatti e delle prove, trasformando il giudizio in un terzo grado di merito non consentito dalla legge.

È sufficiente che la vittima di un’estorsione non riconosca l’imputato per escluderne la colpevolezza?
No. Secondo la sentenza, il mancato riconoscimento da parte della vittima non è di per sé sufficiente a escludere la colpevolezza, specialmente se esistono altre prove (come le dichiarazioni concordanti di collaboratori di giustizia) e se la Corte fornisce una spiegazione logica e plausibile per tale mancato riconoscimento.

Cosa significa “travisamento della prova”?
Il travisamento della prova è un vizio specifico della motivazione che si verifica quando il giudice basa la sua decisione su un’informazione inesistente negli atti del processo o ne stravolge il contenuto oggettivo. È diverso da una semplice interpretazione delle prove con cui la difesa non è d’accordo, che attiene invece al merito della valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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